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GIUBILEO DEGLI OPPRESSI. UN’ESPERIENZA DA ATTUARE

Padre Alex Zanotelli e Beppe Grillo, Protagonisti di un duetto che fa riflettere
ALEX E BEPPE GRILLO – Giovani e Missione

A quattro anni dal Giubileo del 2025 facciamo tesoro di un’esperienza preziosa che ci pone una serie di domande

Alessandro Manfridi

Pubblicato in https://www.vinonuovo.it/comunita/esperienze-di-chiesa/giubileo-degli-oppressi-unesperienza-da-attuare/

Cosa ci fa Alex Zanotelli nella centrale Villa Comunale, i giardini di piazza Garibaldi nella cittadina barese di Molfetta una tiepida serata di settembre del 2000?

È presto detto. Sta portando avanti un’iniziativa denominata “Carovana della Pace” per le piazze d’Italia che terminerà nel convegno intitolato “Giubileo degli oppressi” e organizzato dalla Provincia italiana dei Padri Comboniani.

A Molfetta la tappa è significativa e fortemente voluta proprio in memoria di don Tonino Bello, il vescovo della diocesi che qui ha la sua sede, scomparso il 20.04.1993, che è stato presidente nazionale di Pax Christi e grande profeta della Pace.

Ma il convegno diventa una occasione preziosa per “guardare il mondo” da un’altra prospettiva.

Il “Grande Giubileo” del 2000[1], quello che sanciva il passaggio simbolico dal secondo al terzo millennio dell’”Era cristiana”, fu preparato da tre anni di riflessione su base trinitaria[2] e venne organizzato in vari “giubilei settoriali”.

Tra le esperienze più forti e di più grande impatto mediatico ed emotivo il programma della settimana del Giubileo dei Giovani che culmino con la veglia e la messa a Tor Vergata, un incontro memorabile con due milioni di giovani e Giovanni Paolo II (io c’ero… fu un esperienza davvero entusiasmante… anche se potrei raccontarne riflessioni di criticità che ne son venute)…

Da questi riflettori puntati per tutto il 2000 sulla Città Eterna, ecco arrivare la proposta “alternativa”, eppure non meno affascinante: un “Giubileo” visto dalla parte degli oppressi, degli sconfitti della storia, di coloro che non hanno diritto di cittadinanza.

È pur vero che la istituzione dei Giubilei, di fondazione biblica nella legislazione levitica, è in buona parte pensata per dare sollievo, partendo da una motivazione religiosa, a tutta una serie di categorie sociali, a partire dagli schiavi che riacquistavano la libertà.

Dunque non una Chiesa dei palazzi, del potere, degli apparati (non che la Chiesa sia solo questo: nello stesso Giubileo del 2000 due delle pagine più significative sono state quella della Purificazione della Memoria con la richiesta pubblica di perdono per gli errori e i mali compiuti dalla Chiesa nella sua storia[3] e quella della Memoria dei Martiri[4], oltre a tante altre pagine significative quell’anno) ma una Chiesa che, per riprendere una espressione di don tonino Bello “deve mettersi a guardare con l’occhio del povero”.

Il convegno si è svolto nel Palazzo dello Sport in Piazzale Atleti Azzurri d’Italia 1 a Verona dalla mattina del 9 a quella del 10 settembre 2000. Preparato dalla Carovana che, dal 2 all’8 settembre, ha toccato le piazze di sette città italiane: Molfetta, Napoli, Pesaro, Bologna, Milano, Brescia, Padova.

“Settembre d’utopia a Verona. UN MILLENNIO SENZA ESCLUSI! NON SOLO UTOPIA! IL GIUBILEO DEGLI OPPRESSI”: così si propone il manifesto dell’evento.

I temi toccati riguardano i quattro grandi temi portanti del Giubileo (biblico): liberazione degli schiavi, restituzione delle terre, condono del debito e distribuzione delle ricchezze.

Relatori della prima giornata Dom Tomàs Balduino (Presidente della Commissione Pastorale per la Terra del Brasile) e Aminata Traorè (ex ministro della cultura e del Turismo del Mali) che con padre Alex Zanotelli hanno animato le serate della Carovana.

Poi Susan George, Francuccio Gesualdi, Scholastica Kimanga, don Luigi Ciotti, Giancarlo Caselli.

Chiude il Convegno la mattinata del giorno 10 il duetto simpatico ma spunto di molteplici riflessioni tra Alex Zanotelli e il comico genovese Beppe Grillo (non ancora fondatore dei futuri 5 stelle); al termine, le conclusioni dettate dal padre comboniano e la messa presieduta dal vescovo Dom Balduino ed animate da varie comunità etniche africane e sudamericane in presenti sul suolo italiano.

Qualche spigolatura tra gli interventi.

Dom Tomàs Balduino racconta il dramma dei “senza terra”, i campesinos contadini brasiliani che avrebbero diritto a queste terre ma il governo non sbocca la riforma agraria, favorendo i latifondisti; l’imposizione poi delle colture di alcuni prodotti pe le multinazionali alimentari, gli OGM, lo sfruttamento intensivo e distruttivo delle colture, lo strapotere del neocolonialismo, delle multinazionali, del FMI[5].

Susan George (Presidente Observatoire de la mondalisation). Il debito estero non è un problema finanziario, perché la sua cancellazione sarebbe appena percepita dal sistema finanziario, è un problema politico. È l’arma nelle mani dei paesi del Nord per tenere in schiavitù ancora oggi quelli del Sud. E funziona molto meglio del colonialismo! Le crisi finanziarie sono risultate distruttive perché i tassi di aggiustamento imposti dal FMI hanno spinto sotto la soglia della povertà intere fasce di popolazione degli Stati interessati. In Russia con il Comunismo (senza voler fare apprezzamenti ideologici) viveva secondo le statistiche sotto la fascia della povertà il 5% della popolazione. Oggi il 50%. Prima di tutto c’è un’utopia negativa spinta dalle grandi imprese multinazionali industriali e finanziarie è la libertà assoluta dell’investimento, poi c’è la libertà assoluta di flussi di capitale e la libertà assolta di tutti beni e servizi compresi gli organi viventi. L’obiettivo è di mettere tutte le attività umane nel mercato e di farne oggetti di commercio, compresa la salute, l’educazione, l’ambiente, la cultura, etc. Susan George propone delle misure per affrontare queste problematiche al termine del suo intervento[6].

Scolasticha Kimanga racconta il suo lavoro nel movimento dei senza terra in Kenya e a Nairobi. Il colonialismo britannico e l’eredità che ha lasciato è stata distruttiva[7].

Francuccio Gesualdi propone una serie di azioni possibili, percorribili e necessarie per poter dare una risposta al sistema perverso provocato dalla globalizzazione, che promuove solo chi ha le risorse per vivere nel mercato come un consumatore e condanna alla morte tutti gli altri. Consumo critico, boicottaggio, manifestazioni, finanza etica, reti di economia locale[8].

Don luigi Ciotti: moratoria per la pena di morte, senza fissa dimora, indifferenze, percorsi alternativi alle pene carcerarie, osservatorio delle droghe, morti per mafia, debito estero[9].

Giancarlo Caselli: immigrazione, centri di accoglienza, problemi delle carceri[10].

Il duetto tra Beppe Grillo e Zanotelli è davvero da ascoltare[11].

Infine le conclusioni di Alex Zanotelli[12] e l’impegno finale[13].

A oltre vent’anni da questo convegno i “poveri” e con loro la nostra “casa comune” chiedono ancora che ci si impegni per realizzare questi appelli.


[1] http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/apost_letters/2001/documents/hf_jp-ii_apl_20010106_novo-millennio-ineunte.html

[2] http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/apost_letters/1994/documents/hf_jp-ii_apl_19941110_tertio-millennio-adveniente.html

[3] https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_con_cfaith_doc_20000307_memory-reconc-itc_it.html

[4] http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/homilies/2000/documents/hf_jp-ii_hom_20000507_test-fede.html

[5] dom Tomàs Balduino al Giubileo degli Oppressi 2000 (giovaniemissione.it)

[6] Susan George al Giubileo degli Oppressi 2000 (giovaniemissione.it)

[7] Scolasticha Kimanga al Giubileo degli Oppressi 2000 (giovaniemissione.it)

[8] Francesco Gesualdi al Giubileo degli Oppressi 2000 (giovaniemissione.it)

[9] don Luigi Ciotti al Giubileo degli Oppressi 2000 (giovaniemissione.it)

[10] Giancarlo Caselli al Giubileo degli Oppressi 2000 (giovaniemissione.it)

[11] ALEX E BEPPE GRILLO – Giovani e Missione

[12] p. Alex Zanotelli al Giubileo degli Oppressi 2000 (giovaniemissione.it)

[13] documento finale Giubileo degli Oppressi 2000 (giovaniemissione.it)

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UNA SCELTA RESPONSABILE

Pubblicato in https://www.vinonuovo.it/comunita/bibbia-e-liturgia/una-scelta-responsabile/

Nelle scorse settimane i media hanno imperversato nel presentare, a partire da Rai Uno, la scelta di un parroco umbro, Riccardo Ceccobelli, che ha comunicato pubblicamente di aver deciso di lasciare il ministero perché innamorato di una donna.

Ceccobelli non è né il primo né sarà l’ultimo ad arrivare a questa scelta, anche se normalmente questo avviene nella discrezione e nel silenzio, piuttosto che sotto i riflettori.

I gestori della comunicazione sanno che questo è un tema che fa audience e la martellante ripresa della notizia durata per oltre una settimana dimostra che su vicende come questa il dibattito è sempre vivo; tuttavia sarebbe utile uscire dall’alternativa delle posizioni di chi si schiera a favore o contro la scelta del celibato.

Come sappiamo Papa Francesco si è espresso in maniera esplicita a favore del mantenimento dell’attuale prassi.

Dunque, prima di fare indagini sulle opinioni, riferiamoci a ciò che ritiene la normativa giuridica.

È vero che i candidati a ricevere il sacramento dell’Ordine sono chiamati ad accogliere e ad accettare, all’interno della Chiesa Cattolica di Rito Romano, la promessa di celibato, prima della ordinazione diaconale.

È vero che, come alcuni sottolineano, la loro scelta è assunta in maniera libera e non certo coercitiva, se non altro perché si sono preparati a questo passo attraverso sei anni di percorso vissuti in un Seminario Teologico.

Queste promesse vengono in maniera solenne rinnovate ogni anno da tutti i sacerdoti incardinati in una diocesi, durante la Messa Crismale presieduta dal Vescovo, secondo l’uso più diffuso, la mattina del Giovedì Santo.

Bisogna evidenziare che è improprio porre un paragone tra le promesse pronunciate dai candidati prima di ricevere il sacramento dell’Ordine e quelle pronunciate dai fidanzati che si uniscono nel sacramento del Matrimonio.

Secondo la teologia cattolica i tre sacramenti che imprimono il cosiddetto “carattere” e non possono dunque mai essere reiterati, sono i sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell’Ordine.

Nella celebrazione dei due sacramenti dell’iniziazione come in quello dell’Ordine, l’uso dell’olio del crisma, “significa” la speciale unzione dello Spirito Santo, che “segna”, “sigilla”, “prende dimora” in colui/colei che lo riceve.

Particolare poi l’unzione nel grado del presbiterato dove, invece del segno della croce che avviene sulla fronte nel Battesimo e nella Cresima, al novello sacerdote viene unto tutto il palmo della mano, attraverso il cui uso egli amministrerà i sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione; mentre al presbitero che accede al terzo grado dell’Ordine, l’episcopato, viene unto il capo intero, visto che al servizio della sua guida, come vescovo, sarà affidata l’intera Chiesa locale, individuata giuridicamente nel territorio di una diocesi.

Come detto, Battesimo, Cresima e Ordine, i sacramenti che “imprimono il carattere”, non possono mai essere reiterati: non si può essere battezzati una seconda volta; la stessa Chiesa Cattolica che accoglie al suo interno fedeli provenienti da altre Chiese riconosce la validità del loro battesimo, senza ripeterlo.

Così come, quando un fedele che deve assumere il ruolo di “padrino” e, dovendo produrre il certificato di Cresima, riceve la notizia che c’è stato un incendio e sono andati persi i registri cartacei che ne riportano la ricezione, dovrà, insieme col parroco, produrre una testimonianza della Cresima avvenuta, non potendo in alcun modo ripeterla.

Gli altri sacramenti possono invece essere reiterati, la ricezione dell’Eucaristia e della Riconciliazione, quella dell’Unzione degli infermi che può essere ripetuta a seconda delle necessità e, infine, il matrimonio in caso di vedovanza.

Torniamo alla nostra questione.

Il coniuge che pronuncia la sua promessa di fedeltà e riconosce la indissolubilità del suo vincolo matrimoniale, nel momento in cui viene meno a tutto questo pone in essere una situazione che può portare alla rottura del suo matrimonio, attraverso il percorso che sfoci in una separazione o in un divorzio.

Il presbitero o l’episcopo o il diacono che chiedano alla Chiesa di essere dispensati dalla promessa del celibato non pongono in essere la fine del sacramento che, come detto, è ritenuto indelebile dalla teologia cattolica e che, dunque, rimarrà fino alla morte; tant’è che lo stesso Codice di diritto Canonico (cfr. CJC, cann. 976, 986,2) chiede al ministro che sia stato sospeso dall’esercizio del ministero di esercitare il ministero stesso, in casi di necessità quali l’amministrazione dei sacramenti ad un moribondo in assenza di un ministro in esercizio.

Quindi, riassumendo: il coniuge che tradisce suo marito o sua moglie, che risulta infedele alle sue promesse, che arriva ad una decisione di separazione, rompe il vincolo sacramentale e si pone fuori del matrimonio stesso. La Chiesa Cattolica ritiene che tali scelte portino ad una uscita dalla comunione ecclesiale, e per questo motivo (eccettuato la dichiarazione nullità del sacramento riconosciuta dopo un processo canonico) un coniuge che si sposa nuovamente con rito civile dopo un divorzio si dispone che non possa accostarsi ai sacramenti.

Il ministro che decide di sposarsi è invece riconosciuto, dopo il discernimento della Chiesa, libero di farlo.

Egli non ha, propriamente, rinnegato le sue promesse o tradito la sua missione, perché la sua domanda non è quella di lasciare il ministero e di abbandonare le persone che gli sono state affidate.

Non è, dunque, infedele alla stessa maniera di quella che potrebbe essere una infedeltà vissuta tra coniugi.

La sua non è una “infedeltà” ma una “onestà”, perché si rivolge al discernimento della Chiesa per chiedere di essere dispensato dalla sua promessa di celibato, piuttosto che continuare a prometterlo senza più avere in cuore e nella mente di riconoscerlo come un proprio “carisma”. Nel momento in cui la Chiesa accoglie la sua domanda e la riconosce legittima, egli lascia l’esercizio del ministero in rispetto della legge che la Chiesa stessa si è data, quella di servirsi solo di ministri che siano e rimangano celibi.

In merito  al dibattito inerente l’opportunità o meno di cambiare la legge rendendo la scelta del celibato facoltativa e non più obbligatoria, è indubbiamente un passo  non  facile da compiere, dato che si tratta di una legge che ha un millennio di storia; le motivazioni, a mio modo di vedere, non dovrebbero riguardare la necessità di promozione numerica delle vocazioni, quanto l’onestà di dare una luce di verità su tante situazioni.

Certamente un ministro sposato non è migliore di uno che rimanga celibe, e viceversa.

Ognuno ha la sua storia, ognuno deve essere responsabile delle sue scelte.

Una rivisitazione della norma dovrebbe essere motivata da una precisa attenzione a voler fare ordine, dare responsabilità, aiutare ad illuminare nella verità la vita di tutti quei ministri, di tutti quei consacrati, di tutti quei religiosi e quelle religiose che vivono le promesse e i voti a suo tempo pronunciati, non più come una occasione di fecondità ma come la negazione dello stesso percorso vocazionale intrapreso anche da anni e da decenni.

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DON TONINO BELLO AND THE LOOK OF THE SOUL

Post authorBy Alessandro Manfridi

Article date 04/20/2021

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Published on https://www.vinonuovo.it/comunita/esvesperienze-di-chiesa/don-tonino-bello-e-lo-sguardo-dellanima/

“The eyes are the mirror of the soul”.

Quoting Plato’s famous phrase in the Phaedrus, I cannot deny, twenty-eight years after the birth in Heaven of the bishop of Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi Don Tonino Bello (1) that this was certainly worth it for him.

I had the privilege of knowing him in person and, since friends have invited me several times to pass on my memories, I try to share them with you.

I still remember the first time I met him, even if not in person.

I had just gotten off the bus in the town of Bari, looking for a priest I was supposed to meet. Without my knowledge, I found myself with a rather singular scene: a solemn city procession to enter the cathedral, since that day the patron saint St. Conrad was celebrated. I found myself, without having planned it, to enter and participate with the other faithful, a packed church, in the celebration.

I still remember the passion that this bishop transmitted in his homily, he really spoke “from the soul”: it was the Gospel passage that speaks of the inability for a rich man to enter the kingdom of Heaven, “it would be easier for a camel to enter by eye of a needle that for a rich man to enter the kingdom of heaven “(2).

Don Tonino was a Franciscan as a tertiary and deeply attentive “to the power of signs”, rather than “to the signs of power” and his catecheses on the washing of the feet by Jesus, with that only vestment that was granted, the apron of the service, are a wonderful externalization, from the heart, of his choices (3).

As bishop, he had chosen the motto from a verse of Psalm 34: “Let them listen to the humble and rejoice” (4); the pectoral cross not in gold but in olive wood from his land, his beloved Salento; the episcopal ring obtained from the faiths of his parents. He drove around with an old yellow 500. Always available and easy going, to the point of going down to open the door in person when someone rang the intercom in the episcope.

He did not lose this habit until his strength allowed him.

The first personal meeting with him: I found myself attending a dinner, his guests in the episcopio, forty young people, and there was no shortage of those who spoke, filled him with questions and we all listened in admiration to his answers, a bishop so “in hand It was unusual to find it.

Personally, I did not want to intervene, they were all enthusiastic and many did, I remained silent, listening, a little secluded, joyful like everyone else about this welcome and this climate of fraternity.

At the end of the dinner, Don Tonino wanted to accompany us not to the door but down the steps of the episcope to the street. Once again, we were in a group and the interventions continued, we would not have wanted to leave him, it happens like when with a dear friend, time flies quickly. At a certain point, without my realizing it, he approaches me, stares me in the eye and asks me: “What is your name?” I remain incredulous: “Alessandro!”. I don’t remember what he added, a few loving words, like that of a good father. He hit me with his gesture. Don Tonino had noticed my silence, the decision to remain almost hidden, to leave room for others, since everyone was enthusiastic about filling him with questions.

He was a pastor who was attentive to people, enthusiastic and passionate, with a word that touched his heart.

In addition to his episcopal ministry, to his attention to all and to the least, another great testimony was that of his commitment to peace.

As bishop national president of the Pax Christi association, many of his interventions were memorable, including that passionate speech, “On your feet builders of peace” (5).

A decisive magisterium. I cannot forget an interview that saw him broadcast on Rai, they were the days of the first conflict against Iraq, the one due to the invasion of Kuwait. All justified the armed intervention, due to the violation of all international law. He, a voice in the desert, pronounced himself passionately against the embargo, a measure that would strike civilian populations, quoting with an almost prophetic air the vision of Isaiah that contemplates the swords being transformed into plowshares and spears into scythes (6). He seemed to come from another world, a voice that speaks to those who cannot understand it, like the one that has touched all the biblical prophets (7).

Don Tonino’s passion for the cause of peace saw its highest page when the bishop, now undermined by the disease, did not want to fail to participate in the “expedition” organized by “Blessed are the peacemakers” which brought 500 people, who left with the ship from Ancona to Split, to bring solidarity, hope and an announcement for peace to the center of Sarajevo, during the Serbo-Croatian-Bosnian conflict, at the risk of life due to the presence of snipers. It was an event completely silenced by the media, and Don Tonino published his diary of those days, with memorable memories, on the pages of Il Manifesto (8).

Evil had consumed him and forced him to bed. It was said that Don Tonino could no longer receive visitors, as was the custom, at any hour of the day, when some went to visit him. The disease did not allow to decide and plan when he was able to receive, I remember that someone informed that if it was possible whoever wanted it could be called to go to greet him. So I found myself in his room. That afternoon we would have been 40 or 50 people, including lay people, seminarians of the course, celebrants; so many people gathered standing in that bedroom. Don Tonino participated in the celebration of the Mass in bed, dressed in the stole around his neck, the celebration was carried out by the other celebrants. But at the moment of the homily he wanted to speak and resumed that episode he recounted, which has become very famous, of the “Cross as a temporary arrangement”. In the story he narrated that he went on a pastoral visit to one of his parish priests. During the visit he had noticed that in a corner of the sacristy there was an ancient wooden crucifix, removed from its place due to some work in progress. Next to the crucifix there is a sign with the inscription: “Temporary accommodation”. Don Tonino had a start, he turned resolutely to the parish priest: “You mustn’t remove that writing, on the contrary, you must frame it!”

And from this episode he built his own announcement that he actualized with us that afternoon.

“Guys, don’t worry! The cross? It is a temporary accommodation! How long are you on the cross? A few hours? But, after that, everything changes! Things are transformed! “

He spoke in a faint voice. His body is skeletal. His face hollowed out, devoured by disease. But his eyes. His eyes alive, penetrating, full of love. He stared at each of us, he spoke to us with determination, with certainty, with evangelical parrhesia. Him, a man now on the threshold. Him, crucified by excruciating pain and swept away by an inexorable disease. He was talking to us. He cheered us up. He encouraged us. He spurred us on. He invited us to look at life with the eyes of hope, with the certainty of faith, with joy in our hearts. “Come on, guys! Fear not! Do not be afraid! The cross? It’s a temporary accommodation! “

Even now, writing, I cannot help being moved.

The last farewell, on the day of the funeral. The celebration was organized outdoors, on the harbor.

Mons. Mariano Magrassi OSB, Archbishop of Bari-Bitonto and president of the CEP presided over the function, concelebrants all the Apulian bishops and other bishops, dozens and dozens of priests and about fifty thousand people. In the video I reproduce, the famous prayer of Don Tonino “Give me, Lord, a spare wing” was transmitted, which was set to music and sung for the first time during this celebration (9). I remember the final procession, the song touched the soul. I had set out to hold back the emotions and I was trying to do it. But when we went on, I looked up: women, men, young people, children, old people, simple people and distinguished people, all, without exception, were broken in tears. A people who mourned their shepherd, their father, their friend, their brother. I too could not help myself. In front of this scene the emotion took me from within and I burst into tears, participating in this sincere tribute. He had left us a man, a pastor, a bishop who had spoken to the hearts of the people, without distinction, with passion, love, benevolence and evangelical freshness. He was not only a writer but a great speaker and his writings and his interventions, transcribed, occupy eight volumes (10).

In the years that followed, I had the opportunity to meet and listen to the precious testimonies of others who met him in person and knew him.

It is truly an ever new and continuous discovery.

Pope Francis himself wished to remember him with his visit (11).

I am sure that his testimony will continue to make many people fall in love, believers and non-believers, because a true man, a man who dedicated and gave his life, giving a deep sense of gratitude and hope, speaking to hearts and proposing himself, even after the episcopal election, as he did: “don’t call me your Excellency, Monsignor Antonio Bello. I will always be Don Tonino for everyone ”. And his eyes spoke. One look was enough for him.

(1) Don Tonino Foundation https://www.fondazionedontonino.it/

(2) Cf. Mt 19, 23-30.

(3) Each other’s feet https://www.dontoninobello.info/as2-356/

(4) Audiant et laetentur https://www.conoscidontonino.it/audiant-et-laetentur/

(5) Assembly of the “Blessed are the builders of Peace”, Arena di Verona, 20-22.02.1986 https://www.youtube.com/watch?v=8ZQ24suxmuU

(6) Cf.Is 2: 1-5

(7) Don Tonino, the “uncomfortable” words of a free man – Vatican Newshttps: //www.vaticannews.va/it/papa/news/2018-04/tonino-bello-papa-francesco-alessano-molfetta-visita -words.html

(8) Conversation with his brother Trifone Bello https://www.youtube.com/watch?v=UkDdTnzKflA

(9) Molfetta-funeral of Don Tonino Bello

(10) https://www.dontoninobello.info/

(11) https://www.avvenire.it/papa/pagine/papa-francesco-molfetta-don-tonino-bello The Pope: Don Tonino help us to be “Church of the apron” (avvenire.it)

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DON TONINO BELLO Y LA MIRADA DEL ALMA

Autor de la publicación Por Alessandro Manfridi

Fecha del artículo 20/04/2021

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Publicado en https://www.vinonuovo.it/comunita/esventure-di-chiesa/don-tonino-bello-e-lo-sguardo-dellanima/

“Los ojos son el espejo del alma”.

Citando la famosa frase de Platón en el Fedro, no puedo negar, veintiocho años después del nacimiento en el cielo del obispo de Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi Don Tonino Bello (1) que ciertamente valió la pena para él.

Tuve el privilegio de conocerlo en persona y, como los amigos me han invitado varias veces a transmitir mis recuerdos, trato de compartirlos contigo.

Todavía recuerdo la primera vez que lo conocí, aunque no en persona.

Acababa de bajarme del autobús en la ciudad de Bari, buscando a un sacerdote al que se suponía que debía conocer. Sin darme cuenta, me encontré con una escena bastante inusual: una procesión solemne de la ciudad para entrar a la catedral, desde ese día se festejaba el patrón San Conrado. Me encontré, sin haberlo planeado, para entrar y participar con los demás fieles, una iglesia abarrotada, en la celebración.

Todavía recuerdo la pasión que este obispo transmitió en su homilía, realmente habló “desde el alma”: era el pasaje del Evangelio que habla de la incapacidad de un rico para entrar en el reino de los cielos, “sería más fácil para un camello para entrar por el ojo de una aguja para que un rico entre en el reino de los cielos “(2).

Don Tonino fue un franciscano como terciario y profundamente atento “al poder de los signos”, más que a “los signos del poder” y sus catequesis sobre el lavamiento de los pies por Jesús, con esa única vestidura que le fue otorgada, el delantal. de servicio, son una maravillosa exteriorización, desde el corazón, de sus elecciones (3).

Como obispo, había elegido el lema de un versículo del Salmo 34: “Escuchen a los humildes y se regocijen” (4); la cruz pectoral no de oro sino de madera de olivo de su tierra, el amado Salento; el anillo episcopal obtenido de la fe de los padres. Conducía con un viejo 500 amarillo. Siempre disponible y tranquilo, hasta el punto de bajar a abrir la puerta en persona cuando alguien toca el intercomunicador en el episcopio.

No perdió este hábito hasta que sus fuerzas se lo permitieron.

El primer encuentro personal con él: me encontré asistiendo a una cena, sus invitados en el episcopio, cuarenta jóvenes, y no faltaron los que hablaron, lo llenaron de preguntas y todos escuchamos con admiración sus respuestas, un obispo tan “en la mano Era inusual encontrarlo.

Personalmente, no quise intervenir, todos estaban entusiasmados y muchos lo hicieron, me quedé en silencio, escuchando, un poco apartado, alegre, como todos, de esta acogida y este clima de fraternidad.

Al final de la cena, Don Tonino quiso acompañarnos no a la puerta sino a bajar los escalones del episcopio hasta la calle. Una vez más, estábamos en grupo y las intervenciones continuaron, no hubiéramos querido dejarlo, pasa como cuando con un querido amigo el tiempo vuela rápido. En cierto momento, sin que me dé cuenta, se me acerca, me mira a los ojos y me pregunta: “¿Cómo te llamas?” Sigo incrédulo: “¡Alessandro!”. No recuerdo lo que añadió, unas palabras cariñosas, como las de un buen padre. Su gesto me impactó. Don Tonino había notado mi silencio, la decisión de permanecer casi escondido, de dejar espacio para los demás, ya que todos estaban entusiasmados con llenarlo de preguntas.

Era un pastor atento a la gente, entusiasta y apasionado, con una palabra que tocaba el corazón.

Además de su ministerio episcopal, su atención a todos y a los menos, otro gran testimonio fue el de su compromiso por la paz.

Como obispo presidente nacional de la asociación Pax Christi, muchas de sus intervenciones fueron memorables, incluido el apasionado discurso “Constructores permanentes de la paz” (5).

Un magisterio decisivo. No puedo olvidar una entrevista que lo vio retransmitida por Rai, eran los días del primer conflicto contra Irak, el de la invasión de Kuwait. Todos justificaron la intervención armada, por la violación de todo el derecho internacional. Él, una voz en el desierto, se pronunció apasionadamente contra el embargo, medida que golpearía a la población civil, citando con aire casi profético la visión de Isaías que contempla las espadas transformándose en rejas de arado y las lanzas en guadañas (6). Parecía venir de otro mundo, una voz que habla a los que no pueden entenderla, como la que ha tocado a todos los profetas bíblicos (7).

La pasión de Don Tonino por la causa de la paz vio su página más alta cuando el obispo, ahora minado por la enfermedad, no quiso dejar de participar en la “expedición” organizada por “Bienaventurados los pacificadores” que reunió a 500 personas, que se fueron con el barco de Ancona a Split, para llevar solidaridad, esperanza y un anuncio de paz al centro de Sarajevo, durante el conflicto serbo-croata-bosnio, con riesgo de vida por la presencia de francotiradores. Fue un hecho completamente silenciado por los medios de comunicación, y Don Tonino publicó su diario de esos días, con recuerdos memorables, en las páginas de Il Manifesto (8).

El mal lo había consumido y lo había obligado a acostarse. Se decía que don Tonino ya no podía recibir visitas, como era la costumbre, a cualquier hora del día, cuando algunos iban a visitarlo. La enfermedad no le permitía decidir y planificar cuándo podía recibir, recuerdo que alguien informó que si era posible se podía llamar a quien quisiera para que fuera a saludarlo. Así que me encontré en su habitación. Esa tarde hubiéramos sido 40 o 50 personas, entre laicos, seminaristas del curso, celebrantes; tanta gente se reunió de pie en ese dormitorio. Don Tonino participó en la celebración de la Misa en la cama, vestido con la estola al cuello, la celebración fue realizada por los demás celebrantes. Pero en el momento de la homilía quiso hablar y retomó ese episodio que relató, que se ha hecho muy famoso, de la “Cruz como arreglo temporal”. En la historia narró que realizó una visita pastoral a uno de sus párrocos. Durante la visita había notado que en un rincón de la sacristía había un antiguo crucifijo de madera, retirado de su lugar debido a algunos trabajos en curso. Junto al crucifijo hay un cartel con la inscripción: “Alojamiento temporal”. Don Tonino tuvo un sobresalto, se volvió resueltamente hacia el párroco: “¡No debes quitar esa escritura, al contrario, debes enmarcarla!”

Y a partir de este episodio construyó su anuncio que esa tarde actualizó con nosotros.

“¡Chicos, no se preocupen! ¿La Cruz? ¡Es un alojamiento temporal! ¿Cuánto tiempo estás en la cruz? ¿Unas pocas horas? Pero, después de eso, ¡todo cambia! ¡Las cosas se transforman! “

Habló con voz débil. El cuerpo es esquelético. El rostro hundido, devorado por la enfermedad. Pero los ojos. Ojos vivos, penetrantes, llenos de amor. Nos miraba a cada uno, nos hablaba con determinación, con certeza, con parresía evangélica. Él, un hombre ahora en el umbral. Él, crucificado por un dolor insoportable y barrido por una enfermedad inexorable. Nos habló. Nos animó. Nos animó. Nos espoleó. Nos invitó a mirar la vida con ojos de esperanza, con la certeza de la fe, con alegría en el corazón. “¡Vamos chicos! ¡No temáis! ¡No tengas miedo! ¿La Cruz? ¡Es un alojamiento temporal! “

Incluso ahora, escribiendo, no puedo evitar que me conmuevan.

La última despedida, el día del funeral. La celebración se organizó al aire libre, en el puerto.

Mons. Mariano Magrassi OSB, arzobispo de Bari-Bitonto y presidente del CEP presidió la función, concelebrantes todos los obispos de Apulia y otros obispos, decenas y decenas de sacerdotes y unas cincuenta mil personas. En el video que reproduzco se transmitió la famosa oración de Don Tonino “Dame, Señor, un ala de repuesto”, que fue puesta a música y cantada por primera vez durante esta celebración (9). Recuerdo la procesión final, la canción tocó el alma. Me había propuesto contener las emociones y estaba tratando de hacerlo. Pero cuando continuamos, miré hacia arriba: mujeres, hombres, jóvenes, niños, ancianos, gente sencilla y gente distinguida, todos, sin excepción, estaban destrozados en lágrimas. Un pueblo que lloraba a su pastor, a su padre, a su amigo, a su hermano. Yo tampoco pude evitarlo. Frente a esta escena la emoción me tomó desde adentro y rompí a llorar, participando de este sincero homenaje. Nos había dejado un hombre, un pastor, un obispo que había hablado al corazón del pueblo, sin distinción, con pasión, amor, benevolencia y frescura evangélica. No solo fue un escritor sino un gran orador y sus escritos e intervenciones, transcritos, ocupan ocho volúmenes (10).

En los años siguientes, tuve la oportunidad de conocer y escuchar los valiosos testimonios de otras personas que lo conocieron en persona y lo conocieron.

Es verdaderamente un descubrimiento siempre nuevo y continuo.

El mismo Papa Francisco quiso recordarlo con su visita (11).

Estoy seguro que su testimonio seguirá enamorando a muchas personas, creyentes y no creyentes, porque un verdadero hombre, un hombre que se dedicó y dio su vida, dando un profundo sentido de gratitud y esperanza, hablando a los corazones y proponiendo. él mismo, incluso después de la elección episcopal, como lo hizo: “No me llame su excelencia, monseñor Antonio Bello. Siempre seré Don Tonino para todos ”. Y sus ojos hablaron. Una mirada fue suficiente para él.

(1) Fundación Don Tonino https://www.fondazheredontonino.it/

(2) Cfr. Mt 19, 23-30.

(3) Los pies del otro https://www.dontoninobello.info/as2-356/

(4) Audiant et laetentur https://www.conoscidontonino.it/audiant-et-laetentur/

(5) Asamblea de “Bienaventurados los constructores de la paz”, Arena di Verona, 20-22.02.1986 https://www.youtube.com/watch?v=8ZQ24suxmuU

(6) Véase Isaías 2: 1-5.

(7) Don Tonino, las palabras “incómodas” de un hombre libre – Vatican Newshttps: //www.vaticannews.va/it/papa/news/2018-04/tonino-bello-papa-francesco-alessano-molfetta-visita -words.html

(8) Conversación con su hermano Trifone Bello https://www.youtube.com/watch?v=UkDdTnzKflA

(9) Molfetta-funeral de Don Tonino Bello

(10) https://www.dontoninobello.info/

(11) https://www.avvenire.it/papa/pagine/papa-francesco-molfetta-don-tonino-bello El Papa: Don Tonino ayúdanos a ser “Iglesia del delantal” (avvenire.it)

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Costruttori di ponti Giustizia e solidarietà

DON TONINO BELLO E LO SGUARDO DELL’ANIMA

Pubblicato su https://www.vinonuovo.it/comunita/esperienze-di-chiesa/don-tonino-bello-e-lo-sguardo-dellanima/

http://www.parrocchiemarrubiu.it/modules.php?modulo=mkNews&idcontent=1869

Gli occhi sono lo specchio dell’anima”.

Citando la famosa frase di Platone nel Fedro, non posso negare, a ventotto anni dalla nascita al Cielo del vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi don Tonino Bello (1) che questo sia valso senz’altro per lui.

Ho avuto il privilegio di conoscerlo di persona e, dato che gli amici mi hanno invitato più volte a tramettere i miei ricordi, provo a condividerli con voi.

Ricordo ancora la prima volta che lo conobbi, anche se non di persona.

Ero appena sceso dalla corriera nella cittadina barese, alla ricerca di un sacerdote che avrei dovuto incontrare. Senza che ne fossi a conoscenza, mi trovai con una scena alquanto singolare: una processione solenne cittadina d’ingresso nella cattedrale, giacché quel giorno si celebrava il patrono san Corrado. Mi ritrovai, senza averlo programmato, ad entrare e a partecipare con gli altri fedeli, chiesa gremita, alla celebrazione.

Ricordo ancora la passione che questo vescovo trasmetteva nella sua omelia, parlava davvero “dall’anima”: si trattava del brano evangelico che parla dell’incapacità per un ricco di entrare nel regno dei Cieli, “sarebbe più facile per un cammello entrare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno dei Cieli” (2).

Don Tonino era francescano come terziario e profondamente attento “al potere dei segni”, più che “ai segni del potere” e le sue catechesi sulla lavanda dei piedi da parte di Gesù, con quell’unico paramento che si sia concesso, il grembiule del servizio, sono una meravigliosa esternazione, dal cuore, delle sue scelte (3).

Come vescovo, aveva scelto il motto da un versetto del Salmo 34: “Ascoltino gli umili e si rallegrino” (4); la croce pettorale non in oro ma in legno di ulivo della sua terra, l’amato Salento; l’anello episcopale ottenuto dalle fedi dei genitori. Girava con una vecchia cinquecento gialla. Sempre disponibile e alla mano, al punto di scendere ad aprire il portone di persona quando qualcuno citofonava in episcopio.

Questa abitudine non la perse fino a quando le forze glielo permisero.

Il primo incontro personale con lui: mi trovai a partecipare a una cena, suoi ospiti in episcopio, quaranta giovani, e lì non mancava chi prendeva la parola, lo riempiva di domande e tutti ascoltavamo ammirati le sue risposte, un vescovo così “alla mano” era insolito trovarlo.

Personalmente, non mi andava di intervenire, erano tutti entusiasti e molti lo facevano, io rimasi in silenzio, in ascolto, un po’ defilato, gioioso come tutti di questa accoglienza e di questo clima di fraternità.

Al temine della cena don Tonino ci volle accompagnare non all’uscio ma giù per le scalinate dell’episcopio fin sulla strada. Ancora una volta, eravamo in gruppo e continuavano gli interventi, non avremmo voluto lasciarlo, avviene come quando con un caro amico il tempo vola velocemente. A un certo punto, senza che me ne rendessi conto, mi si avvicina, mi fissa negli occhi e mi chiede: “Come ti chiami?” Io rimango incredulo: “Alessandro!”. Non ricordo cosa abbia aggiunto, qualche parola affettuosa, quale quella di un buon padre. Mi colpì il suo gesto. Don Tonino si era accorto della mia silenziosità, della decisione di rimanere quasi nascosto, per lasciare spazio ad altri, visto che tutti erano entusiasti di riempirlo di domande.

Era un pastore attento alle persone, entusiasta ed appassionato, con una parola che toccava il cuore.

Oltre al suo ministero episcopale, alla sua attenzione per tutti e per gli ultimi, altra grande testimonianza fu quella del suo impegno per la pace.

Come vescovo presidente nazionale dell’associazione Pax Christi furono memorabili tanti suoi interventi, tra i quali quel discorso appassionato, “In piedi costruttori di pace” (5).

Un magistero deciso. Non posso dimenticare una intervista che lo vide in trasmissione in Rai, erano i giorni del primo conflitto contro l’Iraq, quello dovuto all’invasione del Kuwait. Tutti giustificavano l’intervento armato, dovuto alla violazione di ogni diritto internazionale. Egli, voce nel deserto, si pronunciava con passione contro l’embargo, misura che si sarebbe abbattuta contro le popolazioni civili, citando con piglio quasi profetico la visione di Isaia che contempla le spade trasformarsi in vomeri e le lance in falci (6). Sembrava uscito da un altro mondo, una voce che parla a chi non la può capire, come quello che è toccato a tutti i profeti biblici (7).

La passione di don Tonino per la causa della pace vide la sua pagina più alta quando il vescovo, ormai minato dalla malattia, non volle mancare nel partecipare alla “spedizione” organizzata da “Beati i costruttori di pace” che portò 500 persone, partite con la nave da Ancona a Split, a portare solidarietà, speranza e un annuncio per la pace al centro di Sarajevo, durante il conflitto Serbo-Croato-Bosniaco, a rischio della vita per la presenza di cecchini. Fu un avvenimento completamente taciuto dai media, e don Tonino pubblicò il suo diario di quei giorni, con ricordi memorabili, sulle pagine de Il Manifesto (8).

Il male lo aveva consumato e costretto a letto. Fu detto che don Tonino non poteva più ricevere visite, come era uso fare, ad ogni ora del giorno, quando alcuni andavano a trovarlo. La malattia non permetteva di decidere e programmare quando egli fosse stato in grado di ricevere, ricordo che qualcuno informò che se fosse stato possibile chi lo desiderava poteva essere chiamato per andare a salutarlo. Così mi ritrovai nella sua stanza.  Quel pomeriggio saremmo stati 40 o 50 persone, tra laici, seminaristi del corso, preti celebranti; tante persone riunite in piedi in quella stanza da letto. Don Tonino partecipava alla celebrazione della Messa allettato, rivestito della stola al collo, la celebrazione veniva portata avanti dagli altri celebranti. Ma al momento dell’omelia volle prendere la parola e riprese quell’episodio da lui raccontato, che è diventato celeberrimo, della “Croce come sistemazione provvisoria”. Nel racconto egli narrò di essersi recato in visita pastorale da un suo parroco. Durante la visita aveva notato che in un angolo della sacrestia si trovava un antico crocifisso ligneo, rimosso dal suo posto a causa di alcuni lavori in corso. Accanto al crocifisso un cartello con una scritta: “Sistemazione provvisoria”. Don Tonino ebbe un sussulto, si rivolse deciso al parroco: “Quella scritta non la devi togliere, anzi, me la devi incorniciare!”

E da questo episodio costruì il suo annuncio che quel pomeriggio attualizzava con noi.

“Ragazzi, non vi preoccupate! La croce? È una sistemazione provvisoria! Quanto si sta in croce? Qualche ora? Ma, dopo, tutto cambia! Le cose si trasformano!”

Parlava con un filo di voce. Il corpo ischeletrito. Il volto scavato, divorato dalla malattia. Ma gli occhi. Gli occhi vivi, penetranti, pieni d’amore. Fissava ciascuno di noi, ci parlava con determinazione, con certezza, con parresia evangelica. Lui, un uomo ormai sulla soglia. Lui, crocifisso da dolori lancinanti e spazzato via da una malattia inesorabile. Parlava a noi. Ci rincuorava. Ci incoraggiava. Ci spronava. Ci invitava a guardare alla vita con gli occhi della speranza, con la certezza della fede, con la gioia nel cuore. “Coraggio, ragazzi! Non temete! Non abbiate paura! La croce? È una sistemazione provvisoria!”

Ancora adesso, scrivendo, non posso evitare di commuovermi.

L’ultimo saluto, il giorno del funerale. La celebrazione fu organizzata all’aperto, sul porto.

Presiedette la funzione Mons. Mariano Magrassi OSB, Arcivescovo di Bari-Bitonto e presidente della CEP, concelebranti tutti i vescovi pugliesi ed altri vescovi, decine e decine di sacerdoti e circa cinquantamila persone. Nel video che riproduco veniva trasmessa la famosa preghiera di don Tonino “Dammi, Signore, un’ala di riserva” che fu musicata e cantata per la prima volta durante questa celebrazione (9). Ricordo la processione finale, il canto toccava l’anima. Io mi ero riproposto di trattenere le emozioni e cercavo di farlo. Ma quando proseguimmo, alzai lo sguardo: donne, uomini, giovani, bambini, anziani, gente semplice e persone distinte, tutti, senza eccezione, erano rotti in pianto. Un popolo che piangeva il suo pastore, il suo padre, il suo amico, il suo fratello. Anch’io non potevo trattenermi. Davanti a questa scena la commozione mi prese da dentro e scoppiai in pianto, partecipe di questo tributo sincero. Ci aveva lasciato un uomo, un pastore, un vescovo che aveva parlato al cuore della gente, senza distinzioni, con passione, amore, benevolenza e freschezza evangelica. Non è stato solo uno scrittore ma un grande oratore e i suoi scritti e i suoi interventi, trascritti, occupano otto volumi (10).

Negli anni che sono seguiti ho avuto occasione di incontrare ed ascoltare le testimonianze preziose di altri che lo hanno incontrato di persona e conosciuto.

È veramente una scoperta sempre nuova e continua.

Lo stesso Papa Francesco ha voluto ricordarlo con la sua visita (11).

Sono certo che la sua testimonianza continuerà a far innamorare tante persone, credenti e non credenti, perché un uomo vero, un uomo che ha dedicato e donato la sua vita, donando un senso profondo di gratitudine e di speranza, parlando ai cuori e proponendosi, anche dopo l’elezione episcopale, come faceva: “non chiamatemi Eccellenza, Monsignor Antonio Bello. Sarò sempre per tutti don Tonino”. E i suoi occhi parlavano. Gli bastava uno sguardo.

(1) Fondazione don Tonino https://www.fondazionedontonino.it/

(2) Cfr. Mt 19, 23-30.

(3) Gli uni i piedi degli altri https://www.dontoninobello.info/as2-356/

(4) Audiant et laetentur https://www.conoscidontonino.it/audiant-et-laetentur/

(5) Assemblea dei “Beati i costruttori di Pace”, Arena di Verona, 20-22.02.1986 https://www.youtube.com/watch?v=8ZQ24suxmuU

(6) Cfr Is 2, 1-5

(7) Don Tonino, le parole “scomode” di un uomo libero – Vatican News https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2018-04/tonino-bello-papa-francesco-alessano-molfetta-visita-parole.html

(8) Colloquio con il fratello Trifone Bello https://www.youtube.com/watch?v=UkDdTnzKflA

(9) Molfetta-funerali di Don Tonino Bello

(10) https://www.dontoninobello.info/

(11) https://www.avvenire.it/papa/pagine/papa-francesco-molfetta-don-tonino-belloIl Papa: don Tonino ci aiuti a essere «Chiesa del grembiule» (avvenire.it)

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L’EREDITÀ DI SILVESTRO

Silvestro Montanaro ( Sora 26 marzo 1954 – Napoli 10 Luglio 2021)

Pubblicato su https://www.vinonuovo.it/attualita/societa/leredita-di-silvestro-montanaro/

È sempre fonte di soddisfazione, per un insegnante, cogliere negli occhi dei ragazzi la partecipazione e l’interesse su temi trattati; in alcuni casi ci si può persino commuovere quando ciò che viene tramesso tocca le corde del cuore oltre quelle della mente.

Non parliamo della capacità personale del docente nel trasmettere un messaggio o della logica del mero riscontro della ricezione dello stesso: questi appartengono alla Mission e all’esperienza di ogni educatore e di ogni pedagogo.

Parliamo di quelle emozioni che nascono da un confronto che segue una proposta educativa colta nella sua verità e che coinvolge la vita, ponendo gli interlocutori innanzi ad alcune domande e chiamando ciascuno a dare la propria risposta.

Devo ringraziare l’amico Vittorio che mi aveva suggerito di organizzare a scuola un incontro con i miei studenti invitando il giornalista Silvestro Montanaro[1]. Poi è sopravvenuto il lockdown che ha caratterizzato l’ultima parte dello scorso anno scolastico e ciò ha reso impossibile l’iniziativa.

Silvestro ci ha lasciati il 10 luglio scorso.

Stressato ma mai arresosi alle le battaglie di denuncia che portava avanti instancabilmente, il suo viso sofferente nell’ultimo periodo rispecchiava il dolore per quello che i suoi occhi avevano visto: le situazioni di miseria, di dolore e di morte causate da un sistema globale che si nutre della vita di miliardi di esseri umani, per garantire il potere e il dominio di pochi individui su intere popolazioni.

La scomparsa di Silvestro ci lascia non solo il vasto patrimonio del suo giornalismo d’inchiesta svolti in circa venticinque anni di servizio Rai – servizi di enorme spessore quali quelli proposti nei programmi C’era una volta[2] e Dagli Appennini alle Ande[3] ma soprattutto l’eredità di un professionista, di un uomo, di un testimone la cui persona e le cui denunce devono essere riconosciute e fatte conoscere.

Portare il suo messaggio alle giovani generazioni che non hanno avuto la fortuna di conoscerlo, in particolare attraverso il mondo della scuola, è senz’altro una strada da percorrere.

La professione del giornalista, come sappiamo,  è un servizio rivolto al pubblico, il quale premia sempre ciò che riconosce come vero e autentico; la passione di Silvestro, la dedizione e l’impegno nello svolgimento in questa professione nella quale credeva, si confronta con una semplice “ricetta”: quello che conta non è fare spettacolo ma raccontare delle storie, con il fine di far incontrare gli spettatori con le vite di coloro che vengono raccontati e si raccontano, con le loro sofferenze, con le loro speranze e con la loro dignità.

Delle grandi inchieste, i servizi che ci lasciano contenuti vivi, attuali e, purtroppo troppo spesso mai risolti, sono quelli internazionali. Tra i tanti vorrei citare “Il sogno di Antonio”[4], sul tema del debito internazionale che fu particolarmente posto sotto i riflettori a cavallo dell’anno Duemila, format utilizzato Da Oxfam nelle sue campagne informative e i successivi reportage dei quali riporto le parole del giornalista:

«Successivamente realizzai due documentari. “Col cuore coperto di neve”[5] e “…e poi ho incontrato Madid”[6]. Andarono in onda in seconda serata e accadde qualcosa di straordinario. Poche settimane dopo, su richiesta dei telespettatori, vennero replicati in prima serata. Si, su richiesta del pubblico che per una settimana intera paralizzò i centralini della Rai da Palermo a Milano. Ad un conto corrente dei Missionari Comboniani, in coda a “…e poi incontrato Madid”, arrivarono più di dieci miliardi di lire. Vennero salvate, dalla morte per fame, decine di migliaia di persone in Sud Sudan. E realizzate tante strutture di pubblica utilità»[7].

Sono decine i lavori che Silvestro ci ha lasciato, ricordo anche il riferimento a una grande figura, quella di Thomas Sankara[8], presidente del Burkina Faso, assassinato il 15 ottobre 1987.

Leggendo gli scritti di Silvestro mi sono soffermato su uno di questi, annotando senza difficoltà il parallelo possibile con le parole dell’apostolo Paolo di Tarso.

Chi è in prima linea, per il servizio di missione nella diffusione delle ragioni della giustizia, che sono le stesse di quelle del Vangelo, non si ferma davanti ad alcuna prova e le assume tutte, certo che l’altezza della posta e il fine della missione, valgano le sofferenze più disparate.

Queste le sue parole:

 «Ho lavorato il sabato e la domenica, tanti Natali…Ho avuto tre volte la malaria. La prima ci stavo lasciando la pelle. Ne porterò i segni tutta la vita. Ho fatto collezione di malattie tropicali. Ho rischiato più volte la vita in quelle che si chiamano assurdamente guerre dimenticate e che invece sono semplicemente e volutamente ignorate. I lividi e le botte prese neanche le conto. Tutta roba che fa parte del mio lavoro e per la quale non ho mai chiesto all’azienda nulla in cambio. Credo sia una malattia. La voglia di raccontare, la ricerca della verità, sono la più formidabile ricompensa a qualsiasi infortunio»[9].

Queste le parole di Paolo Tarso nella lettera seconda Lettera ai Corinzi:

                 Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; disagi e fatiche, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. Oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese. Chi è debole, che anch’io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema? Se è necessario vantarsi, mi vanterò della mia debolezza. Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è benedetto nei secoli, sa che non mentisco. A Damasco, il governatore del re Areta aveva posto delle guardie nella città dei Damasceni per catturarmi, ma da una finestra fui calato giù in una cesta, lungo il muro, e sfuggii dalle sue mani (2Cor 11, 24-32).

Caro Silvestro, questo mio saluto è per dirti: «grazie!».

Per il professionista, per l’uomo, per il testimone, per l’amico che non ho conosciuto ma che, in questo percorso di approfondimento, sento vicino alla mia persona e alla mia visione del mondo.

Infine permettimi di trasmettere quegli occhi gonfi di lacrime, quella commozione, quel desiderio di dirsi solidali vissuto dai mei studenti quest’anno alla visione del tuo racconto “La carne fresca”[10] con le testimonianze dirette delle bambine brasiliane vittime del turismo sessuale da parte anche di nostri concittadini e “normali” padri di famiglia.

Un mondo migliore è ancora possibile; esso passa dall’autenticità dei nostri giovani e dall’onestà intellettuale di chi vuole mostrare loro le sfide e la chiamata a costruire ed ad esserci.


[1] Cfr. https://carlinhoutopia.wixsite.com/carlinho-utopia/biografia-silvestro-montanaro

[2] Cfr. https://carlinhoutopia.wixsite.com/carlinho-utopia/cera-una-volta-

[3] Cfr. https://carlinhoutopia.wixsite.com/carlinho-utopia/dagli-appennini-alle-ande

[4] Cfr. https://carlinhoutopia.wixsite.com/carlinho-utopia/il-sogno-di-antonio

[5] https://carlinhoutopia.wixsite.com/carlinho-utopia/col-cuore-coperto-di-neve—1998

[6] https://carlinhoutopia.wixsite.com/carlinho-utopia/col-cuore-coperto-di-neve—1998

[7] Lettera di Silvestro Montanaro https://carlinhoutopia.wixsite.com/ceraunavolta/lettera-al-direttore-gen-rai

[8] https://carlinhoutopia.wixsite.com/carlinho-utopia/thomas-sankara-e-quel-giorno-uccise

[9] Lettera di Silvestro Montanaro https://carlinhoutopia.wixsite.com/ceraunavolta/lettera-al-direttore-gen-rai)

[10] Cfr. https://carlinhoutopia.wixsite.com/carlinho-utopia/carne-fresca—2001

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在圣玛尔塔两个月

在圣玛尔塔两个月

锁定期间对圣玛尔塔家庭成员的内容的反思

亚历山德罗·曼弗里迪(Alessandro Manfridi)

2020/04/09

2020年3月9日至5月17日,在圣玛尔塔小教堂现场直播了64次罗马主教的感恩节庆祝活动。
按照他明确的意愿,这些庆祝活动从他的事工开始就与少数参加会议的忠实信徒举行了家庭聚会(近年来成千上万),而他从未想过将其作为一个整体公开发表。 相反,在此期间内,所有希望通过梵蒂冈媒体传输到与其相连的各个网络的流媒体链接的参与者都可以直接使用。
通过这种方式,教皇打算向“这种冠状病毒流行病的病人表明亲密关系,向医生,护士,提供大量帮助的志愿者,家庭成员,养老院中的老年人,囚犯 他们被锁定»¹。
这项任命恰逢重大的时间,例如每年礼仪会首先提出的四旬斋之旅,然后是复活节,这一提议与当时的情况一样重要,因为大流行是意外的,并且由于封锁而被迫隔离。 。
弗朗西斯从诸如解释圣体礼拜仪式的圣经读物的特定背景开始,传播了许多内容,迹象,建议和劝诫,不仅受到网络或电视连接的人们的欢迎和赞赏。 现场直播,也有那些意识到这一点的人,这要归功于媒体和新闻,当时有报道说圣玛尔塔传递了一些感言。
让我们尝试一些我们认为对欢迎和发展至关重要的文章。
在这两个月中,圣玛尔塔最受欢迎的话题是什么?
滚动浏览所有的同伴,我们发现出现在一个以上同伴中的单词,我们记录了其中的106项。
出现最多的术语-撇开名字:儿子,父亲和圣灵-分别是魔鬼(在九个同性恋中),教堂(10),法律(10),罪孽(12),心(16),上帝的子民 (17); 我们还将“信念,信任,忠诚,相信,信任”一词组合在一起,指出它们在21个亲戚中再次出现。
对于那些恪守信仰承诺的人,有哪些迹象显示出来?
信仰必须传播,奉献,但不能落入任何pro教的诱惑中。 谦卑的衣服。 每一个pro教活动都会导致腐败²。
关于信仰证词的实施,弗朗西斯断言:
您可以建造一家医院,拥有一个非常完善,发展良好的教育机构,但是如果没有基督教的见证人,那么您的工作就不会有见证人的工作,而是真正传讲耶稣的工作:它将是一个慈善机构, 很好-很好! -但仅此而已³。
这些话似乎是对所有指责罗马主教提倡一个愿景的人的回应。 弗朗西斯(Francis)邀请我们保持谨慎,并根据二项式见证和祈祷来宣扬信仰。
信念的特点是在各个方面概述了具体性:真理的具体性,谦卑的具体性,朴素的优雅⁴。
服务是耶稣跟随者的“身份证”中所表现的特殊特征,正是这种风格导致了根据选举的呼吁而建立和建立,正如在圣周的星期二在同一个仪式上所传达的那样。 坚持不懈是根本⁵。
4月2日的纪念日回顾了圣经中有关选举,应许和圣约的概念。
弗朗西斯(Francis)还说:伪君子和腐败的人祸了。 确实是上帝
对于他不宽恕的腐败者,仅仅因为腐败者无法请求宽恕,他就走得更远。 他累了……不,他不累:他没有能力。 腐败也使他失去了我们所有人都必须感到羞耻才能寻求宽恕的能力。 不,腐败是安全的,它在继续,它在摧毁,它在剥削人们,像这个女人一样,一切,一切……它在继续。 他把自己放在上帝的位置。
与福音信息相反,最有害和破坏性的态度之一是喃喃地抱怨,抱怨,that不休,这成为一种真正的社会私刑,甚至以诽谤和虚假新闻推翻了真相,一旦传播,就会拖累 群众,也导致形式的流血暴力。
除了耶稣和斯蒂芬以及各个年龄段的基督教烈士的榜样,我们还有大屠杀的当代戏剧。
面对这种以破坏性持久性为特征的致命局势,耶稣传递给我们的例子是勇于保持沉默的勇气:仅以沉默反对愤怒,绝不以理由反对。
对人类的虐待不仅会导致导致人身暴力的抱怨和愤怒,而且会因各种形式的不公而悲剧地实现,这些形式的不公超越了单个社会的普遍性。
在这方面,精湛的作法是在圣周三举行的同with节,阅读背叛以及与邻居的买卖。
当我们想到出售人时,想到了与非洲奴隶将他们带到美国的交易-这是一件老事-然后,例如,将卖给Daesh的Yazidi女孩的交易:但这是一个遥远的事情,这是 一件事…即使到今天人们也被卖掉了。 每天。 有犹大人卖兄弟姐妹:在工作中剥削他们,不付出权利,不承认自己的职责……的确,他们经常卖出最贵的东西。 我认为,为了更舒适,一个人可以将父母推开而不再见他们。 让他们在退休之家中安全,不要去看他们……它卖了。 有一种很普遍的说法,就是说这样的人说:“这有能力卖掉自己的母亲”:然后他们就把她卖了。 现在它们很平静,它们被移除了:“您照顾好它们……”。
今天的人类贸易就像在早期一样:完成了。 为什么是这样? 为什么:耶稣说了。 他给了一个领主钱。 耶稣说:“绅士和财物无法奉献”(路加福音16:13),两位先生。 耶稣复活是唯一的事情,我们每个人都必须选择:o侍奉上帝,您将在崇拜和服务中获得自由; 或服务金钱,您将成为金钱的奴隶。 这是选项; 许多人想事奉上帝和金钱。 这是不可能做到的。 最后,他们假装侍奉上帝以服务金钱。 在社会上无可挑剔的是隐藏的剥削者,但他们在桌子下做生意,甚至与人打交道:没关系。 人类的剥削正在贩卖你的邻居……小家伙,有一个偷窃出卖的步骤。 那些热爱金钱的人总是背叛以致拥有更多:这是规则,这是事实。
只需考虑强加作为奴隶制真实情况的工作条件就否定了人类尊严的不公正现象。
4月6日的狂欢节触动了良心:
关于不忠实的管理员的故事始终是最新的,甚至在高层次上也总是存在:让我们想到一些慈善机构或人道主义组织,这些组织有很多员工,很多人,他们的人非常丰富,最终达到了目标。 百分之四十的人贫穷,因为六十就是付那么多人的薪水。 这是从穷人那里获取金钱的一种方式。 但是答案是耶稣,在这里我要停止:“穷人永远与你同在”(约翰福音12,8)。 这是一个事实:“实际上,您总是与穷人在一起”。 穷人在那里。 有很多:我们看到的是穷人,但这是最小的部分。 我们看不到的穷人数量之多:隐藏的穷人。 我们之所以看不到它们,是因为我们进入了一种否定主义的冷漠文化,并且我们否认:“不,不,没有很多,它们不可见; 是的,那种情况……”,总是削弱穷人的现实。 但是有很多很多。
甚至,如果我们不接受这种冷漠文化,就有一种习惯将穷人视为城市的装饰品:是的,那里像雕像; 是的,可以看到它们; 是的,那个乞求施舍的老妇人,那个另一个…但是好像这是正常的事情。 穷人是城市装饰的一部分。 但是绝大多数是经济政策,金融政策的贫困受害者。 最近的一些统计数据总结了这一点:少数人手中有很多钱,许多人中有很多贫穷。 这就是许多人的贫穷,他们是世界经济结构性不公正的受害者。 还有许多穷人感到羞耻,以至于他们没有表现到月底。 许多可怜的中产阶级人,他们秘密地去明爱,秘密地问和感到羞耻。 穷人比富人多得多。 非常非常非常……耶稣说的是真的:“事实上,穷人总是与您同在”。 但是我看到他们了吗? 我注意到这个现实了吗? 尤其是对于隐藏的现实,那些感到羞耻的人表示他们直到月底才做到这一点¹²。
愿意参加遭受这一大流行病困扰的人们的苦难,必须使我们对遭受许多其他大流行病如世界饥饿的兄弟们的思想敞开怀抱。
因此,这种大流行的经历可能会成为重新定义我们的选择的机会,而不是陷入对坟墓的怀旧之情:
即使在今天,在下一疫情-我们希望很快到来-这种大流行的下一阶段,也有相同的选择:我们的赌注将是生命,人民复活,或者是钱财之神:回到坟墓。 饥饿,奴隶制,战争,军工厂,未受教育的儿童……这里有坟墓。
毫无疑问,这种大流行是社会危机的经历,就像其他许多危机时期一样:婚姻,家庭,工作。 在危机时刻如何应对?
在我的土地上有一句话说:“当您骑马时,必须过河时,请不要在河中央换马”。 […]这是忠贞的时刻,忠于上帝的时刻,忠实于我们从前所采取的事物[决定]的时刻。 这也是转变的时刻,因为这种忠诚将激发我们为善做一些改变,而不是让我们与善良保持距离。
上帝的子民的角色是什么?

圣玛尔塔?

基督教不仅是一种伦理,而且还不仅仅是被选为信仰的见证人的精英。
信徒必须体验嗅觉,体验对属于上帝子民的记忆。
人:
当缺乏这种力量时,就会出现教条主义,道德主义,伦理学,精英运动。 人们不见了。
在这一神圣的循环中,印象最深刻的图像之一就是教堂的河流,在这里,所有不同的潮流都有权出现。
我们认为,这是对所有主张主张分裂主义或抱怨不可能同居不同民族,传统主义者或进步主义者的人们的回应。
弗朗西斯在这里继续回忆起,政党之间的分裂,分裂的工作(我是保罗的,我是阿波罗的…)将自身呈现为教会的真正疾病。
教堂就像一条河,你知道吗? 有些在这边,有些在另一边,但是重要的是每个人都在河里”。 这是教会的统一。 外面没人,里面每个人。 然后,具有特殊性:这不会分裂,不是意识形态,这是合法的。 但是,为什么教会拥有如此宽广的河流呢? 这是因为主如此想要。
我们在3月18日的重大庆祝活动中关闭了这种报价范围,弗朗西斯提醒我们,
我们的上帝是亲密的上帝,他是与他的子民同行的上帝[…]人拒绝上帝的亲密,他想成为人际关系的主人,亲密总是带来一些弱点。 …]“附近的上帝”变得虚弱,并且他越靠近,他似乎越弱[…]
我们的上帝是亲密的,要求我们彼此亲近,而不是彼此远离。 在由于大流行而导致的危机时刻,这种亲密关系要求我们更多地展示它,更多地展示它。 我们也许不能因为害怕传染而身体接近我们,但是我们可以唤醒我们彼此之间的亲密态度:通过祈祷,帮助和许多亲密方式。 为什么我们必须彼此靠近? 因为我们的上帝在附近,他想在生活中陪伴我们。 他是亲近之神。 因此,我们不是孤立的人:我们是亲密的,因为从主那里得到的继承是亲近的,即亲密的姿态。
在大流行开始后的几个月,重新阅读弗朗西斯的话是一个难得的机会,可以理解这些事件并鼓励每个人建立更美好的世界。
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1梵蒂冈新闻,教宗的亲密关系:圣玛尔塔群众每天都生活在https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2020-03/coronavirus-papa-francesco-messa-santa-marta -every-day.html
2见《 FRANCIS》,必须传达信仰,尤其是在2020年4月25日,尤其是在见证人的面前,必须提供信仰,网址为http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200425_testimoniare -lafede-conlavita.html
3 ID。,没有见证和祈祷,就不可能在2020年4月30日在http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200430_testimonianza-e- 祈祷.html
4见ID。《小孩子的具体性和简单性》,2020年4月29日,在http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200429_laconcretezza-dellaverita.html中
5参见ID,Persevere服务,2020年4月7日,在http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200407_perseverare-nelservizio.html
6参见ID,《基督徒生活的三个层面:选举,应许,盟约》,2020年4月2日,在http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco- cotidie_20200402_letre-dimensions-of-life.html
7 ID。,信靠上帝的怜悯,2020年3月30日,在http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200330_pregare-peril-perdono.html
8见ID,2020年4月28日,每天daily不休的私刑,网址为http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200428_laverita-dellatestimonianza.html
9见ID.2020年3月27日,http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200327_ilcoraggio-ditacere.html
10 ID。,犹大,你在哪里?,2020年4月8日,在http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200408_tra-lealta-e-interesse.html
11 Cf. ID。,《工作是人类的使命》,2020年5月1日,在http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200501_illavoro-primavocazione- of man.html
12 ID。《在穷人中寻找耶稣》,2020年4月6日,在http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200406_la-poverta-nascosta.html
13见《眼泪ID》,2020年3月29日,见http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200329_lagrazia-dipiangere.html
14见ID,《兄弟会日,pen悔和祈祷日》,2020年5月14日,在http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200514_giornodi-fratellanza -penance-prayer.html
15 ID。,选择公告,以免落入我们的坟墓,2020年4月13日,位于http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200413_annunciare-cristo- vivoerisorto.html
16 ID。,学会生活中的危机时刻,2020年5月2日,在http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200502_lecrisi-occasioni-diconversione.html
17 ID。,成为一名基督徒将属于上帝的子民,2020年5月7日,在http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200507_consapevoli-diessere-popolodidio中。 html
18 ID。我们都有一位牧羊人:耶稣,2020年5月4日,网址:http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200504_cristo-unicopastore.html
19 ID。,我们的上帝已经亲密,并要求我们彼此亲密,2020年3月18日,在http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa -francesco-cotidie_20200318_pergli-operatorisanitari.html

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Miezi miwili huko Santa Marta

Miezi miwili huko Santa Marta

Tafakari juu ya yaliyomo kwenye familia huko Santa Marta wakati wa kufungwa

Alessandro Manfridi

04/09/2020

Kulikuwa na sherehe 64 za Ekaristi ya Askofu wa Roma kutangaza moja kwa moja kutoka kanisa la Santa Marta, kutoka 9 Machi hadi 17 Mei 2020.
Kwa wosia wake wazi, sherehe hizi, ambazo tangu mwanzo wa huduma yake zimefanya mkutano wa kifamilia na idadi ndogo ya waaminifu ambao wameshiriki katika hizo (maelfu katika miaka ya hivi karibuni) na ambayo hakuwahi kutaka kuiweka wazi kwa umma na moja kwa moja, zilifunguliwa katika kipindi hiki kwa wale wote ambao walitaka kushiriki kupitia kiunga cha utiririshaji kinachosambazwa na media ya Vatican kwa mitandao anuwai iliyounganishwa nao.
Kwa njia hii, Papa alikusudia kuonyesha ukaribu wake “kwa wagonjwa wa janga hili la coronavirus, kwa madaktari, wauguzi, wajitolea ambao husaidia sana, wanafamilia, kwa wazee walio katika nyumba za kustaafu, kwa wafungwa ambao wamefungwa »¹.
Uteuzi huu, ambao uliambatana na wakati muhimu kama ule ambao liturujia inapendekeza kila mwaka na safari ya Kwaresima kwanza na baadaye na Pasaka, ilishirikiwa katika muktadha muhimu kama ilivyotarajiwa kama ile ya janga na matokeo ya kutengwa kwa kulazimishwa kwa sababu ya kuzuiliwa. .
Kuanzia muktadha maalum kama ule wa familia ambazo zinaelezea usomaji wa kibiblia wa ibada ya Ekaristi, Francis aliwasilisha yaliyomo, dalili, mapendekezo na mawaidha mengi, ambayo yalipokelewa na kuthaminiwa sio tu na wale waliounganisha kwenye mtandao au kupitia Runinga. Ishi lakini pia kutoka kwa wale ambao walijifunza kuhusu hilo shukrani kwa media na habari kwamba katika siku hizo ziliripoti tafakari zingine zilizotangazwa na Santa Marta.
Wacha tujaribu kuchukua baadhi ya vifungu hivi ambavyo tunaamini ni muhimu kupokea na kukuza.
Je! Ni mada gani maarufu zaidi katika miezi hii miwili huko Santa Marta?
Kutembea kwa watu wote tulipata maneno ambayo yalionekana katika zaidi ya moja ya kumbukumbu na tulirekodi vitu 106 kati yao.
Maneno ambayo yanaonekana zaidi – ukiacha kando majina: Mwana, Baba na Roho Mtakatifu – ni maneno Ibilisi (katika homili tisa), Kanisa (10), Sheria (10), dhambi (12), moyo (16), watu wa Mungu (17); pia tumejiunga na maneno imani, uaminifu, uaminifu, amini, uaminifu, tukigundua kujirudia kwao katika familia 21.
Je! Ni nini dalili zinazojitokeza kwa wale ambao wanaishi kujitolea kwa imani?
Imani lazima ipitishwe, itolewe lakini bila kuanguka katika kishawishi cha uongofu wowote: njia hizo ni ushuhuda na huduma; vazi lile la unyenyekevu. Kila ubadilishaji unasababisha ufisadi².
Kuhusu utekelezaji wa ushuhuda wa imani, Francisko anasema:
Unaweza kutengeneza hospitali, muundo wa elimu wa ukamilifu mkubwa, wa maendeleo makubwa, lakini ikiwa muundo hauna shahidi wa Kikristo, kazi yako haitakuwa na kazi ya ushuhuda, kazi ya mahubiri ya kweli ya Yesu: itakuwa upendo, nzuri sana – nzuri sana! – lakini hakuna chochote zaidi³.
Maneno haya yanaonekana kuwa jibu kwa wale wote wanaomtuhumu askofu wa Roma kukuza maono ambayo yatapuuza ubora wa imani na pendekezo la Kanisa kama “hospitali ya shamba”. Fransisko anatualika tuwe waangalifu na tutoe ahadi ya kuhubiri imani juu ya ushuhuda na sala ya kipekee.
Imani ina sifa ya urafiki ambao umeainishwa katika nyanja zake anuwai: ukweli wa ukweli, uaminifu wa unyenyekevu, neema ya unyenyekevu⁴.
Huduma ni sifa ya pekee iliyopo katika “kadi ya kitambulisho” ya mfuasi wa Yesu na ni mtindo huu unaosababisha kujenga na kujenga kulingana na wito wa uchaguzi, kama unavyosambazwa katika mahubiri Jumanne ya Wiki Takatifu. Uvumilivu katika huduma ni jambo la msingi⁵.
Dhana za kibiblia za uchaguzi, ahadi na agano zinakumbukwa katika mkutano wa Aprili 2⁶.
Francis pia anasema: ole wao wanafiki na mafisadi. Mungu kweli
kwa fisadi hasamehe, kwa sababu tu mafisadi hawawezi kuomba msamaha, ameenda mbali zaidi. Amechoka… hapana, hajachoka: hana uwezo. Ufisadi pia umemnyang’anya uwezo wetu wote kuwa na aibu, kuomba msamaha. Hapana, mafisadi ni salama, inaendelea, inaharibu, inawanyonya watu, kama mwanamke huyu, kila kitu, kila kitu… inaendelea. Alijiweka katika nafasi ya Mungu.
Mojawapo ya tabia mbaya na mbaya zaidi, inayopinga ujumbe wa Injili, ni ile ya kunung’unika, kulalamika, kuongea, ambayo inakuwa ujamaa wa kweli kijamii, na kufikia hatua ya kupindua ukweli kwa kashfa na habari za uwongo ambazo, ikiwa zinaenea, vuta raia, pia kusababisha aina za vurugu za umwagaji damu.
Mbali na mifano ya Yesu na Stefano na mashahidi wa Kikristo wa kila kizazi, tuna mchezo wa kuigiza wa kisasa wa mauaji ya halaiki.
Kukabiliwa na hali hii mbaya, ambayo inajulikana na uvumilivu wa uharibifu, mfano ambao Yesu ametupatia ni ule wa ujasiri wa kunyamaza: kupinga ghadhabu kwa ukimya tu, kamwe bila kuhesabiwa haki.
Unyanyasaji wa kibinadamu hauishi kwenye manung’uniko na ghadhabu ambayo husababisha vurugu za mwili lakini inasikitishwa kwa kusikitisha na kila aina ya dhuluma ambayo inapita zaidi ya jamii za kibinafsi kuchukua vipimo vya ulimwengu.
Wenye ujuzi katika suala hili ni mahojiano juu ya Jumatano Takatifu na usomaji wa usaliti pamoja na uuzaji wa jirani yetu.
Tunapofikiria kuuza watu, biashara iliyofanywa na watumwa kutoka Afrika kuwaleta Amerika inakuja akilini – jambo la zamani – basi biashara, kwa mfano, ya wasichana wa Yazidi kuuzwa kwa Daesh: lakini ni jambo la mbali, ni jambo moja … Hata leo watu wanauzwa. Kila siku. Kuna Yuda ambaye huwauza ndugu na dada zao: akiwatumia katika kazi yao, bila kulipa haki, bila kutambua majukumu yao … Hakika, mara nyingi huuza vitu vya bei ghali. Nadhani kuwa vizuri zaidi, mtu anaweza kuwasukuma wazazi wake na asiwaone tena; kuwaweka salama katika nyumba ya wastaafu na sio kwenda kuwaona… inauza. Kuna msemo wa kawaida sana kwamba, ukiongea juu ya watu kama hawa, inasema kwamba “hii inauwezo wa kuuza mama ya mtu”: na wanamuuza. Sasa wametulia, wako mbali: “Unawatunza …”.
Leo biashara ya wanadamu ni kama katika siku za mwanzo: imefanywa. Kwa nini hii? Kwa nini: Yesu alisema. Alitoa pesa bwana. Yesu alisema: “Mungu na pesa haziwezi kutumikiwa” (rej. Lk 16:13), waungwana wawili. Ni jambo la pekee ambalo Yesu anainua na kila mmoja wetu lazima achague: o mtumikie Mungu, na utakuwa huru katika kuabudu na kuhudumia; au utumie pesa, na utakuwa mtumwa wa pesa. Hii ndio chaguo; na watu wengi wanataka kumtumikia Mungu na pesa. Na hii haiwezi kufanywa. Mwishowe wanajifanya kumtumikia Mungu kwa kutumikia pesa. Ni wanyonyaji waliofichwa ambao hawafai katika jamii, lakini chini ya meza wanafanya biashara, hata na watu: haijalishi. Unyonyaji wa kibinadamu ni kuuza jirani yako … kuna hatua ya kuiba ili kumsaliti, mdogo. Wale wanaopenda pesa sana hudanganya kupata zaidi, kila wakati: ni sheria, ni ukweli¹⁰.
Hebu fikiria udhalimu ambao unanyima utu wa binadamu kwa kuweka mazingira ya kazi ambayo ni hali halisi ya utumwa¹¹.
Hofu ya Aprili 6 inagusa dhamiri:
Hadithi hii ya msimamizi asiye mwaminifu ni ya kila wakati, iko kila wakati, hata kwa kiwango cha juu: hebu fikiria juu ya misaada au mashirika ya kibinadamu ambayo yana wafanyikazi wengi, wengi, ambao wana muundo tajiri sana wa watu na mwishowe hufikia maskini asilimia arobaini, kwa sababu sitini ni kulipa mshahara wa watu wengi. Ni njia ya kuchukua pesa kutoka kwa masikini. Lakini jibu ni Yesu. Na hapa nataka kuacha: “Una maskini daima pamoja nawe” (Yoh 12,8). Huu ni ukweli: “Kwa kweli, siku zote mna maskini pamoja nanyi”. Masikini wapo. Kuna mengi: kuna maskini ambao tunaona, lakini hii ndio sehemu ndogo zaidi; idadi kubwa ya maskini ni wale ambao hatuwaoni: maskini waliofichwa. Na hatuwaoni kwa sababu tunaingia kwenye tamaduni hii ya kutokujali ambayo ni ya kupuuza na tunakataa: “Hapana, hapana, hakuna mengi, hawawezi kuonekana; ndio, kesi hiyo… ”, kila wakati ikipunguza hali halisi ya maskini. Lakini kuna mengi, mengi.
Au hata, ikiwa hatuingii utamaduni huu wa kutokujali, kuna tabia ya kuwaona masikini kama mapambo ya jiji: ndio, kuna, kama sanamu; ndio, zipo, zinaweza kuonekana; ndio, yule mama mzee ambaye anaomba sadaka, huyo mwingine … Lakini kana kwamba ni jambo la kawaida. Ni sehemu ya mapambo ya jiji kuwa na watu masikini. Lakini walio wengi ni wahasiriwa duni wa sera za uchumi, za sera za kifedha. Takwimu zingine za hivi karibuni zinafupisha hii kama ifuatavyo: kuna pesa nyingi mikononi mwa wachache na umaskini mwingi katika mengi, mengi. Na huu ndio umasikini wa watu wengi ambao ni wahanga wa ukosefu wa haki wa kimuundo wa uchumi wa ulimwengu. Na kuna watu wengi masikini ambao wanaona aibu kuonyesha kwamba hawafiki mwisho wa mwezi; watu wengi masikini wa tabaka la kati, ambao huenda kwa siri kwa Caritas na kuuliza kwa siri na kujisikia aibu. Masikini ni wengi [kuliko] matajiri; sana, sana… Na kile Yesu anasema ni kweli: “Maskini mnao sikuzote”. Lakini ninawaona? Je! Ninaona ukweli huu? Hasa ukweli uliofichika, wale ambao wana aibu kusema hawafiki mwisho wa mwezi¹².
Utayari wa kushiriki katika mateso ya wale ambao wamekumbwa na janga hili¹³, lazima ufungue tafakari yetu juu ya ndugu ambao wanaugua magonjwa mengine mengi kama vile njaa ya ulimwengu world.
Basi, uzoefu huu wa janga unaweza kuwa fursa ya kufafanua chaguzi zetu tena na usirudi katika kile kinachoitwa hamu ya kaburi:
Hata leo, mbele ya ijayo – tunatumai kuwa hivi karibuni – mwisho unaofuata wa janga hili, kuna chaguo sawa: ama dau letu litakuwa la maisha, kwa ufufuo wa watu au itakuwa kwa mungu wa pesa: kurudi kwenye kaburi la njaa, utumwa, vita, viwanda vya silaha, watoto wasio na elimu… kuna kaburi¹⁵.
Bila shaka, ile ya janga ni uzoefu wa shida ya kijamii, kama nyakati zingine nyingi za shida: ndoa, familia, kazi. Jinsi ya kuguswa wakati wa shida?
Katika ardhi yangu kuna msemo usemao: “Unapopanda farasi na lazima uvuke mto, tafadhali usibadilishe farasi katikati ya mto”. […] Ni wakati wa uaminifu, wa uaminifu kwa Mungu, wa uaminifu kwa mambo [maamuzi] ambayo tumechukua kutoka hapo awali. Pia ni wakati wa wongofu, kwa sababu uaminifu huu, ndiyo, utatuhamasisha kubadilika kwa mema, sio kututenga na mema¹⁶.
Je! Jukumu la watu wa Mungu ni lipi, neno la kawaida zaidi, labda haishangazi, katika hawa jamaa a

Santa Marta?

Ukristo sio maadili tu, sio tu wasomi wa watu waliochaguliwa kutoa ushahidi wa imani.
Muumini lazima apate hali ya harufu na apate kumbukumbu ya kuwa wa watu wa Mungu. Pata dhamiri
ya watu:
Wakati hii inakosekana, kuna mafundisho ya kimapenzi, maadili, maadili, harakati za wasomi. Watu wamekosa¹⁷.
Picha moja ambayo itabaki kuvutia zaidi katika mzunguko huu wa familia ni ile ya Kanisa kama mto ambao mikondo yote tofauti ina haki ya kuwapo.
Tunaamini hii ni madai yaliyotolewa kujibu wale wote wanaodai madai kwenye ukingo wa mgawanyiko au kulalamika juu ya kutowezekana kwa kukaa pamoja kwa roho tofauti, jadi au maendeleo.
Hapa Francis anaendelea kukumbuka kuwa kazi ya mgawanyiko, ya kugawanyika kati ya vyama (mimi ni wa Paul, mimi ni wa Apollo …) inajionyesha kama ugonjwa wa kweli kwa Kanisa.
Kanisa ni kama mto, unajua? Wengine wako zaidi upande huu, wengine upande wa pili, lakini jambo la muhimu ni kwamba kila mtu yuko ndani ya mto “. Huu ni umoja wa Kanisa. Hakuna mtu nje, kila mtu ndani. Halafu, na upendeleo: hii haigawanyika, sio itikadi, ni halali. Lakini kwa nini Kanisa lina upana wa mto? Ni kwa sababu Bwana anataka iwe hivyo¹⁸.
Tunafunga nukuu hii na mahubiri muhimu ya Machi 18 ambayo Francis anatukumbusha hiyo
Mungu wetu ni Mungu wa ukaribu, ni Mungu anayetembea na watu wake. […] Mwanadamu hukataa ukaribu wa Mungu, anataka kuwa bwana wa uhusiano na ukaribu daima huleta udhaifu fulani. [ …] “Mungu aliye karibu” huwa dhaifu, na kadiri anavyokaribia, ndivyo anaonekana dhaifu […]
Mungu wetu yuko karibu na anatuuliza tuwe karibu na kila mmoja, sio kuzunguka mbali kutoka kwa kila mmoja. Na katika wakati huu wa shida kwa sababu ya janga tunalopata, ukaribu huu unatuuliza tuuonyeshe zaidi, uuonyeshe zaidi. Hatuwezi, labda, kutusogelea kwa mwili kwa kuogopa kuambukiza, lakini tunaweza kuamsha ndani yetu tabia ya ukaribu kati yetu: kwa sala, kwa msaada, njia nyingi za ukaribu. Na kwa nini tunapaswa kuwa karibu na kila mmoja? Kwa sababu Mungu wetu yuko karibu, alitaka kuandamana nasi maishani. Yeye ni Mungu wa ukaribu. Kwa sababu hii, sisi sio watu waliotengwa: tuko karibu, kwa sababu urithi ambao tumepokea kutoka kwa Bwana ni ukaribu, ambayo ni ishara ya ukaribu¹⁹.
Miezi michache baada ya kuanza kwa janga hilo, kusoma tena maneno ya Fransisco ni fursa nzuri ya kuelewa mambo na kuhimiza kila mtu kujenga ulimwengu bora.
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1 Vatican News, Ukaribu wa Papa: Misa ya Santa Marta huishi kila siku, kwa https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2020-03/coronavirus-papa-francesco-messa-santa-marta -kila siku.html
2 Tazama FRANCIS, Imani lazima ipelekwe, inapaswa kutolewa, haswa na shahidi, 25 Aprili 2020, katika http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200425_testimoniare -lafede-conlavita.html
3 ID., Bila ushuhuda na maombi haiwezekani kuhubiri kitume, Aprili 30, 2020, kwa http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200430_testimonianza-e- sala.html
4 Angalia kitambulisho., Ufupi na unyenyekevu wa watoto, 29 Aprili 2020, katika http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200429_laconcretezza-dellaverita.html
5 Angalia kitambulisho. Vumilia katika huduma, 7 Aprili 2020, katika http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200407_perseverare-nelservizio.html
6 Angalia kitambulisho., Vipimo vitatu vya maisha ya Kikristo: uchaguzi, ahadi, agano, Aprili 2, 2020, katika http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco- cotidie_20200402_letre-vipimo-vya-maisha.html
7 ID., Tumaini rehema ya Mungu, Machi 30, 2020, katika http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200330_pregare-peril-perdono.html
8 Tazama kitambulisho., Kupiga gumzo kidogo kwa kila siku, 28 Aprili 2020, kwenye http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200428_laverita-dellatestimonianza.html
9 Angalia kitambulisho., Ujasiri wa kuwa kimya, Machi 27, 2020, katika http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200327_ilcoraggio-ditacere.html
Kitambulisho cha 10, Yuda, uko wapi?, 8 Aprili 2020, katika http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200408_tra-lealta-e-interesse.html
11 Cf ID., Kazi ni wito wa mtu, 1 Mei 2020, katika http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200501_illavoro-primavocazione- ya mtu.html
Kitambulisho cha 12, Kumtafuta Yesu kwa maskini, 6 Aprili 2020, katika http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200406_la-poverta-nascosta.html
13 Angalia kitambulisho., Jumapili ya machozi, Machi 29, 2020, katika http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200329_lagrazia-dipiangere.html
14 Angalia kitambulisho., Siku ya udugu, siku ya toba na sala, Mei 14, 2020, katika http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200514_giornodi-fratellanza – sala-sala.html
Kitambulisho cha 15, Chagua tangazo ili usiingie kwenye makaburi yetu, 13 Aprili 2020, kwa http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200413_annunciare-cristo- vivoerisorto.html
Kitambulisho cha 16, Kujifunza kuishi wakati wa shida, 2 Mei 2020, katika http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200502_lecrisi-occasioni-diconversione.html
Kitambulisho cha 17, Kuwa Mkristo ni mali ya watu wa Mungu, 7 Mei 2020, katika http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200507_consapevoli-diessere-popolodidio. html
Kitambulisho cha 18, Sote tuna Mchungaji mmoja: Yesu, 4 Mei 2020, kwa http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200504_cristo-unicopastore.html
Kitambulisho cha 19, Mungu wetu yuko karibu na anatuuliza tuwe karibu na kila mmoja, Machi 18, 2020, katika http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa -francesco-cotidie_20200318_pergli-operesheni ya usalama.html

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Два месяца в Санта-Марте

Два месяца в Санта-Марте

Размышления о содержании проповедей в Санта-Марте во время изоляции

Алессандро Манфриди

09.04.2020

С 9 марта по 17 мая 2020 года из часовни Санта-Марты в прямом эфире транслировалось 64 евхаристических празднования епископа Рима.
По его явной воле, эти празднования, которые с самого начала его служения превратились в семейную встречу с небольшим количеством верующих, принявших в них участие (тысячи за последние годы), и которые он никогда не хотел предавать огласке в едином и всеобъемлющем виде. direct, вместо этого были открыты в этот период для всех, кто хотел принять участие через потоковую ссылку, передаваемую средствами массовой информации Ватикана в различные связанные с ними сети.
Таким образом Папа намеревался показать свою близость «к больным этой эпидемией коронавируса, врачам, медсестрам, волонтерам, которые так много помогают, членам семьи, пожилым людям, которые находятся в домах престарелых, заключенным, которые они заперты »¹.
Это назначение, которое совпало со значительным временем, таким как то, которое литургия предлагает каждый год, сначала с Великим постным путешествием, а затем с Пасхой, было разделено в контексте столь же критического, сколь и неожиданного, как пандемия и последующая принудительная изоляция из-за изоляции. .
Исходя из определенного контекста, например, из проповедей, объясняющих библейское прочтение евхаристической литургии, Франциск передал много содержания, указаний, предложений и увещеваний, которые приветствовались и ценились не только теми, кто подключался к сети или по телевидению. В прямом эфире, но также и от тех, кто узнал об этом благодаря средствам массовой информации и новостям, которые в те дни сообщали о некоторых размышлениях, транслируемых Санта-Мартой.
Давайте попробуем рассмотреть некоторые из этих отрывков, которые, по нашему мнению, важно приветствовать и развивать.
Какие темы были самыми популярными за эти два месяца в Санта-Марте?
Просматривая все проповеди, мы нашли слова, которые встречаются более чем в одной проповеди, и записали среди них 106 записей.
Наиболее часто встречающиеся термины, не считая имен: Сын, Отец и Святой Дух, – это слова дьявол (в девяти проповедях), Церковь (10), Закон (10), грех (12), сердце (16), народ Божий. (17); мы также объединили слова вера, доверие, верность, верь, доверие, отметив их повторение в 21 проповеди.
Какие признаки появляются у тех, кто живет верой?
Вера должна быть передана, предложена, но не поддаваться искушению любого прозелитизма: пути – это свидетельство и служение; одежда смирения. Всякий прозелитизм ведет к коррупции².
Относительно воплощения свидетельства веры Франциск утверждает:
Вы можете создать больницу, образовательную структуру большого совершенства, большого развития, но если в ней нет христианского свидетельства, ваша работа не будет работой свидетельства, работой истинного проповеди Иисуса: это будет благотворительность, очень хорошо – очень хорошо! – но не более3.
Эти слова кажутся ответом всем тем, кто обвиняет епископа Рима в продвижении видения, пренебрегающего приматом веры, с предложением Церкви создать «полевой госпиталь». Франциск призывает нас быть осторожными и основывать свое обязательство проповедовать веру на биномиальном свидетельстве и молитве.
Вера характеризуется конкретностью, которая выражается в различных ее аспектах: конкретность истины, конкретность смирения, благодать простоты ».
Служение – это особенная черта, присутствующая в «удостоверении личности» последователя Иисуса, и именно этот стиль ведет к строительству и строительству в соответствии с призывом к избранию, переданным в проповеди во вторник Страстной недели. Настойчивость в обслуживании – это основа⁵.
Библейские концепции избрания, обещания и завета вспоминаются в проповеди от 2 апреля.
Франциск также заявляет: горе лицемерам и развращенным. Бог действительно
развращенным он не прощает, просто потому, что развращенные не могут просить прощения, он пошел дальше. Он устал… нет, он не устал: он не способен. Коррупция также лишила его способности стыдиться и просить прощения. Нет, коррупция в безопасности, она продолжается, она разрушает, эксплуатирует людей, таких как эта женщина, все, все… это продолжается. Он поставил себя на место Бога.
Одно из самых пагубных и деструктивных настроений, противоположных посланию Евангелия, – это ропот, жалобы, болтовня, который превращается в настоящее социальное линчевание, доходящее до того, что опровергает истину клеветой и ложными новостями, которые в случае их распространения затягивают масс, что также приводит к кровавому насилию.
В дополнение к примерам Иисуса и Стефана и христианских мучеников всех времен у нас есть современная драма Холокоста.
Столкнувшись с этой смертоносной ситуацией, характеризующейся разрушительной настойчивостью, Иисус передал нам пример мужества молчать: противостоять гневу только молчанием, а не оправданием.
Жестокое обращение с людьми не ограничивается ропотом и яростью, ведущими к физическому насилию, но трагически актуализируется каждой формой несправедливости, которая выходит за рамки отдельных обществ и принимает универсальные масштабы.
Мастерской в ​​этом отношении является проповедь в Страстную среду с чтением предательства рядом с продажей нашего ближнего.
Когда мы думаем о продаже людей, мы думаем о торговле рабами из Африки, чтобы переправить их в Америку – старая вещь, – затем торговля, например, езидскими девушками, проданными Даиш: но это далекая вещь, это одно … Даже сегодня люди продаются. Каждый день. Есть Иуда, которые продают своих братьев и сестер: эксплуатируют их в работе, не платят должным, не признают своих обязанностей … Действительно, они часто продают самые дорогие вещи. Я думаю, что для большего комфорта мужчина может оттолкнуть родителей и больше их не видеть; держать их в безопасности в доме престарелых и не ходить к ним … это продает. Есть очень распространенная поговорка, когда, говоря о таких людях, говорится, что «это способно продать свою мать»: а они ее продают. Сейчас они спокойны, снимаются: «Береги их …».
Сегодня человеческая торговля похожа на то, что было раньше: это сделано. Почему это? Почему: это сказал Иисус. Он дал деньги господину. Иисус сказал: «Богу и деньгам не служить» (ср. Лк 16:13), двое господ. Это единственное, что поднимает Иисус, и каждый из нас должен выбрать: служить Богу, и вы будете свободны в поклонении и служении; или служи деньгам, и будешь рабом денег. Это вариант; и многие люди хотят служить Богу и деньгам. А этого сделать нельзя. В конце концов, они делают вид, что служат Богу ради денег. Это скрытые эксплуататоры, которые безупречны в социальном плане, но они ведут дела под столом, даже с людьми: это не имеет значения. Человеческая эксплуатация – это продажа ближнего … есть шаг воровать, чтобы предать, малышка. Те, кто слишком любит деньги, всегда обманывают, чтобы получить больше: это правило, это факт ».
Только подумайте о несправедливостях, которые лишают человека достоинства, навязывая условия труда, которые являются реальными ситуациями рабства ».
Проповедь от 6 апреля трогает совесть:
Эта история о неверном администраторе всегда актуальна, всегда есть, даже на высоком уровне: давайте подумаем о каких-то благотворительных или гуманитарных организациях, у которых много сотрудников, много, у которых очень богатый состав людей, и в конце концов она достигает сорок процентов бедных, потому что шестьдесят – это зарплата стольких людей. Это способ отнять деньги у бедных. Но ответ – Иисус. И здесь я хочу остановиться: «Бедные всегда с вами» (Иоанна 12,8). Это правда: «На самом деле, с тобой всегда бедные». Есть бедняки. Их много: мы видим бедных, но это самая маленькая часть; большое количество бедных – это те, кого мы не видим: скрытые бедняки. И мы не видим их, потому что приходим в эту культуру безразличия, которая является отрицательной, и мы отрицаем: «Нет, нет, их немного, их нельзя увидеть; да, тот случай… », всегда умаляя реальное положение бедных. Но их очень много.
Или даже, если мы не вступаем в эту культуру безразличия, у нас есть привычка рассматривать бедняков как украшения города: да, есть, как статуи; да, есть, их видно; да, та старушка, которая просит милостыню, та другая … Но как будто это нормальное явление. Жить бедным – часть городского убранства. Но подавляющее большинство – бедные жертвы экономической политики, финансовой политики. Некоторые последние статистические данные резюмируют это следующим образом: в руках немногих много денег, а у многих и многих много бедных. И это бедность многих людей, ставших жертвами структурной несправедливости мировой экономики. И есть много бедняков, которым стыдно показывать, что они не доживают до конца месяца; много бедных представителей среднего класса, которые тайком ходят в Каритас, тайно спрашивают и стыдятся. Бедных намного [многочисленнее], чем богатых; очень, очень … И то, что Иисус говорит, верно: «Бедные всегда с вами». Но я их вижу? Я замечаю эту реальность? Особенно о скрытой реальности, тех, кто стыдится сказать, что не доживает до конца месяца »².
Готовность участвовать в страданиях тех, кто пострадал от этой пандемии ¹ ¹, должна открыть нам размышления о братьях, которые страдают от многих других пандемий, таких как пандемия голода в мире ».
Пусть этот опыт пандемии станет возможностью пересмотреть наши возможности и не возвращаться к тому, что называется ностальгией по гробнице:
Даже сегодня, в преддверии следующего – мы надеемся, что это произойдет в ближайшее время – следующего конца этой пандемии, есть тот же вариант: либо наша ставка будет на жизнь, на воскрешение народов, либо на бога денег: вернуться в могилу голод, рабство, войны, оружейные заводы, дети без образования… вот и гроб ».
Несомненно, что пандемия – это опыт социального кризиса, как и многие другие кризисные периоды: браки, семьи, работа. Как реагировать в кризисные моменты?
В моей стране есть поговорка: «Когда ты едешь верхом на лошади и тебе нужно перейти реку, пожалуйста, не меняйте лошадь посреди реки». […] Это момент верности, верности Богу, верности вещам [решениям], которые мы приняли ранее. Это также момент обращения, потому что эта верность, да, вдохновит нас измениться к лучшему, а не отдалить нас от хорошего ».
Какова роль народа Божьего? Это более общий термин, что неудивительно, в этих проповедях:

Санта-Марта?

Христианство – это не просто этика, это не просто элита людей, избранных свидетельствовать о вере.
Верующий должен испытать обоняние и испытать воспоминание о принадлежности к народу Божьему. Обрести совесть
людей:
Когда этого не хватает, появляются догматики, морализм, этика, элитарные движения. Люди пропали ».
Один из образов, который останется наиболее впечатляющим в этом цикле проповедей, – это образ Церкви как реки, в которой имеют право присутствовать все различные течения.
Мы считаем, что это утверждение сделано в ответ всем тем, кто заявляет о своих претензиях на пределы раскола или жалуется на невозможность сожительства разных душ, традиционалистских или прогрессивных.
Здесь Франциск продолжает напоминать, что работа по разделению, раздроблению между партиями (я Павел, я Аполлон …) представляет собой настоящую болезнь для Церкви.
Знаете, церковь похожа на реку? Кто-то больше на этой стороне, кто-то на другой стороне, но важно то, что все находятся внутри реки ». В этом единство Церкви. Никого снаружи, все внутри. Потом с особенностями: это не разделяет, это не идеология, это законно. Но почему у Церкви такая широта реки? Это потому, что этого хочет Господь ».
Мы завершаем этот диапазон цитат важной проповедью от 18 марта, в которой Фрэнсис напоминает нам, что
Наш Бог – Бог близости, он – Бог, который ходит со своим народом. […] Человек отвергает Божью близость, он хочет быть хозяином отношений, а близость всегда приносит с собой некоторую слабость […]. …] “Бог рядом” становится слабее, и чем ближе он подходит, тем слабее он кажется […]
Наш Бог близок и просит нас быть ближе друг к другу, а не отдаляться друг от друга. И в момент кризиса из-за пандемии, которую мы переживаем, эта близость просит нас показать это больше, показать это больше. Возможно, мы не можем приблизиться к нам физически из-за страха заражения, но мы можем пробудить в себе отношение близости между нами: с помощью молитвы, с помощью, разными способами сближения. И почему мы должны быть рядом друг с другом? Поскольку наш Бог рядом, он хотел сопровождать нас по жизни. Он Бог близости. По этой причине мы не изолированные люди: мы близки, потому что наследство, которое мы получили от Господа, – это близость, то есть жест близости ».
Через несколько месяцев после начала пандемии перечитывание слов Фрэнсиса – это ценная возможность разобраться в событиях и воодушевить всех на построение лучшего мира.
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1 Новости Ватикана, Близость Папы: месса в Санта-Марте проходит каждый день, https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2020-03/coronavirus-papa-francesco-messa-santa-marta -every-day.html
2 См. FRANCIS, Вера должна передаваться, она должна быть предложена, особенно со свидетелем, 25 апреля 2020 г., в http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200425_testimoniare -lafede-conlavita.html
3 ИД., Апостольская проповедь невозможна без свидетельства и молитвы, 30 апреля 2020 г., по адресу http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200430_testimonianza-e- молитва.html
4 См. ID., Конкретность и простота самых маленьких, 29 апреля 2020 г., в http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200429_laconcretezza-dellaverita.html
5 См. ID., Упорство в служении, 7 апреля 2020 г., в http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200407_perseverare-nelservizio.html
6 См. ID., Три измерения христианской жизни: избрание, обещание, завет, 2 апреля 2020 г., в http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco- cotidie_20200402_letre-sizes-of-life.html
7 ID., Доверие к Божьей милости, 30 марта 2020 г., в http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200330_pregare-peril-perdono.html
8 См. ID., Маленькая ежедневная линчевание болтовни, 28 апреля 2020 г., http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200428_laverita-dellatestimonianza.html
9 См. ID., «Мужество молчать», 27 марта 2020 г., в http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200327_ilcoraggio-ditacere.html.
10 И.Д., Иуда, где ты?, 8 апреля 2020 г., в http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200408_tra-lealta-e-interesse.html
11 См. И.Д., Работа – это призвание человека, 1 мая 2020 г., http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200501_illavoro-primavocazione- из man.html
12 ID., В поисках Иисуса в бедных, 6 апреля 2020 г., http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200406_la-poverta-nascosta.html
13 См. ID., Воскресенье слез, 29 марта 2020 г., в http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200329_lagrazia-dipiangere.html
14 См. ID., День братства, день покаяния и молитвы, 14 мая 2020 г., в http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200514_giornodi-fratellanza – покаяние-молитва.html
15 ID., Выберите объявление, чтобы не попасть в наши гробницы, 13 апреля 2020 г., по адресу http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200413_annunciare-cristo- vivoerisorto.html
16 ID., Учимся жить в моменты кризиса, 2 мая 2020 г., в http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200502_lecrisi-occasioni-diconversione.html
17 ИД., Быть христианином – значит принадлежать к народу Божьему, 7 мая 2020 г., http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200507_consapevoli-diessere-popolodidio. html
18 ID., У всех нас есть один пастырь: Иисус, 4 мая 2020 г., http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200504_cristo-unicopastore.html
19 И.Д., Бог наш близок и просит нас быть ближе друг к другу, 18 марта 2020 г., в http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa -francesco-cotidie_20200318_pergli-operatorisanitari.html

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Deux mois à Santa Marta

Deux mois à Santa Marta

Réflexion sur le contenu des homélies à Santa Marta pendant le lock-out

Alessandro Manfridi

04/09/2020

Il y a eu 64 célébrations eucharistiques de l’évêque de Rome retransmises en direct de la chapelle de Santa Marta, du 9 mars au 17 mai 2020.
Par sa volonté explicite, ces célébrations, qui depuis le début de son ministère ont fait une rencontre de famille avec un petit nombre de fidèles qui y ont participé (des milliers ces dernières années) et qu’il n’avait jamais voulu rendre publique dans une intégrale direct, étaient plutôt ouverts à cette période à tous ceux qui voulaient participer à travers le lien de streaming transmis par les médias du Vatican aux différents réseaux qui leur étaient connectés.
De cette manière, le Pape entendait montrer sa proximité «aux malades de cette épidémie de coronavirus, aux médecins, aux infirmières, aux bénévoles qui aident tant, aux membres de la famille, aux personnes âgées qui sont en maison de retraite, aux détenus qui ils sont enfermés »¹.
Ce rendez-vous, qui coïncidait avec un moment significatif comme celui que la liturgie propose chaque année avec le chemin du Carême d’abord puis avec Pâques, a été partagé dans un contexte aussi critique qu’inattendu que celui de la pandémie et de l’isolement forcé qui en a résulté en raison du verrouillage. .
Partant d’un contexte spécifique comme celui des homélies qui expliquent les lectures bibliques de la liturgie eucharistique, François a transmis de nombreux contenus, indications, suggestions et exhortations, qui ont été bien accueillis et appréciés non seulement par ceux qui se connectaient sur le réseau ou via la télévision. En direct mais aussi de ceux qui l’ont appris grâce aux médias et aux informations qui à l’époque rapportaient quelques réflexions diffusées par Santa Marta.
Essayons de reprendre certains de ces passages que nous croyons importants à accueillir et à développer.
Quels ont été les sujets les plus populaires au cours de ces deux mois à Santa Marta?
En parcourant toutes les homélies, nous avons trouvé les mots qui figuraient dans plus d’une homélie et nous avons enregistré 106 éléments parmi eux.
Les termes qui apparaissent le plus – en laissant de côté les noms: Fils, Père et Saint-Esprit – sont les mots diable (en neuf homélies), Église (10), Loi (10), péché (12), cœur (16), peuple de Dieu (17); nous avons également combiné les mots foi, confiance, fidélité, croire, confiance, notant leur récurrence dans 21 homélies.
Quelles sont les indications qui émergent pour ceux qui vivent l’engagement de la foi?
La foi doit être transmise, offerte mais sans tomber dans la tentation d’aucun prosélytisme: les voies sont témoignage et service; le vêtement celui de l’humilité. Tout prosélytisme conduit à la corruption².
Concernant la mise en œuvre du témoignage de foi, François affirme:
Vous pouvez faire un hôpital, une structure éducative d’une grande perfection, d’un grand développement, mais si une structure est sans témoignage chrétien, votre travail il n’y aura pas un travail de témoignage, un travail de vraie prédication de Jésus: ce sera une charité, très bien très bien! – mais rien de plus³.
Ces paroles semblent une réponse à tous ceux qui accusent l’évêque de Rome de promouvoir une vision qui négligerait la primauté de la foi avec la proposition de l’Église comme «hôpital de campagne». François nous invite à la prudence et à fonder l’engagement de prêcher la foi sur le témoignage binomial et la prière.
La foi se caractérise par le caractère concret qui se dessine dans ses différents aspects: le concret de la vérité, le concret de l’humilité, la grâce de la simplicité ».
Le service est le trait particulier présent dans la “carte d’identité” du disciple de Jésus et c’est ce style qui conduit à construire et construire selon l’appel de l’élection, tel que transmis dans l’homélie du mardi de la semaine sainte. La persévérance au service est fondamentale⁵.
Les concepts bibliques d’élection, de promesse et d’alliance sont rappelés dans l’homélie du 2 avril.
François déclare aussi: malheur aux hypocrites et aux corrompus. Dieu en effet
au corrompu il ne pardonne pas, simplement parce que le corrompu est incapable de demander pardon, il est allé plus loin. Il est fatigué… non, il n’est pas fatigué: il n’est pas capable. La corruption l’a également privé de la capacité dont nous avons tous à avoir honte, à demander pardon. Non, le corrompu est en sécurité, ça continue, ça détruit, ça exploite les gens, comme cette femme, tout, tout… ça continue. Il s’est mis à la place de Dieu.
L’une des attitudes les plus délétères et destructrices, opposée au message évangélique, est celle de murmurer, de se plaindre, de bavarder, qui devient un véritable lynchage social, allant jusqu’à renverser la vérité par des calomnies et des fausses nouvelles qui, si elles se répandent, entraînent masses, entraînant également des formes de violence sanglante.
En plus des exemples de Jésus et d’Etienne et des martyrs chrétiens de tous les temps, nous avons le drame contemporain de l’Holocauste.
Face à cette situation mortelle, qui se caractérise par une persistance destructrice, l’exemple que nous a transmis Jésus est celui du courage de se taire: ne s’opposer à la fureur qu’avec le silence, jamais avec la justification.
Les abus humains ne s’arrêtent pas aux murmures et à la fureur qui conduisent à la violence physique, mais sont tragiquement actualisés par toute forme d’injustice qui dépasse les sociétés individuelles pour prendre des dimensions universelles.
Maîtrise à cet égard est l’homélie du mercredi saint avec la lecture de la trahison à côté de la vente de notre voisin.
Quand on pense vendre des gens, on pense au commerce fait avec des esclaves d’Afrique pour les amener en Amérique – une vieille chose – puis au commerce, par exemple, des filles yézidies vendues à Daech: mais c’est une chose lointaine, c’est une chose … Même aujourd’hui, les gens sont vendus. Tous les jours. Il y a des Judas qui vendent leurs frères et sœurs: les exploiter dans leur travail, ne pas payer le droit, ne pas reconnaître leurs devoirs… En effet, ils vendent souvent les choses les plus chères. Je pense que pour être plus à l’aise, un homme est capable de repousser ses parents et de ne plus les voir; gardez-les en sécurité dans une maison de retraite et n’allez pas les voir… ça se vend. Il y a un dicton très répandu qui, en parlant de gens comme ça, dit que «c’est capable de vendre sa mère»: et ils la vendent. Maintenant, ils sont calmes, ils sont écartés: “Tu prends soin d’eux …”.
Aujourd’hui, le commerce humain est comme au début: c’est fait. Pourquoi est-ce? Pourquoi: Jésus l’a dit. Il a donné de l’argent à un seigneur. Jésus a dit: “Dieu et l’argent ne peuvent être servis” (cf. Lc 16, 13), deux messieurs. C’est la seule chose que Jésus soulève et chacun de nous doit choisir: o servir Dieu, et vous serez libre d’adoration et de service; ou servez de l’argent, et vous serez esclave de l’argent. C’est l’option; et beaucoup de gens veulent servir Dieu et l’argent. Et cela ne peut pas être fait. En fin de compte, ils prétendent servir Dieu pour servir l’argent. Ce sont les exploiteurs cachés qui sont socialement impeccables, mais sous la table, ils font des affaires, même avec les gens: peu importe. L’exploitation humaine vend votre voisin … il y a un pas à voler pour trahir, petit. Ceux qui aiment trop l’argent trichent pour en avoir plus, toujours: c’est une règle, c’est un fait ».
Pensez simplement aux injustices qui nient la dignité de l’homme en imposant des conditions de travail qui sont de véritables situations d’esclavage ».
L’homélie du 6 avril touche la conscience:
Cette histoire de l’administrateur infidèle est toujours d’actualité, il y en a toujours, même à un niveau élevé: pensons à certaines organisations caritatives ou humanitaires qui ont beaucoup d’employés, beaucoup, qui ont une structure de personnes très riche et au final cela atteint le quarante pour cent pauvres, parce que soixante, c’est payer le salaire de tant de gens. C’est une façon de prendre de l’argent aux pauvres. Mais la réponse est Jésus, et ici je veux m’arrêter: “Vous avez toujours les pauvres avec vous” (Jn 12,8). C’est une vérité: “En fait, vous avez toujours les pauvres avec vous”. Les pauvres sont là. Il y en a beaucoup: il y a les pauvres que nous voyons, mais c’est la plus petite partie; le grand nombre de pauvres sont ceux que nous ne voyons pas: les pauvres cachés. Et on ne les voit pas parce qu’on entre dans cette culture de l’indifférence qui est négationniste et on nie: «Non, non, il n’y en a pas beaucoup, on ne les voit pas; oui, ce cas… », diminuant toujours la réalité des pauvres. Mais il y en a beaucoup, beaucoup.
Ou même, si l’on n’entre pas dans cette culture de l’indifférence, on a l’habitude de voir les pauvres comme des ornements d’une ville: oui, il y en a, comme des statues; oui, il y en a, on les voit; oui, cette vieille femme qui demande l’aumône, l’autre … Mais comme si c’était une chose normale. Cela fait partie de l’ornementation de la ville d’avoir des pauvres. Mais la grande majorité sont les pauvres victimes des politiques économiques, des politiques financières. Certaines statistiques récentes résument cela comme suit: il y a beaucoup d’argent entre les mains de quelques-uns et beaucoup de pauvreté dans beaucoup, beaucoup. Et c’est la pauvreté de tant de gens qui sont victimes de l’injustice structurelle de l’économie mondiale. Et il y a beaucoup de pauvres qui ont honte de montrer qu’ils n’arrivent pas à la fin du mois; beaucoup de gens pauvres de la classe moyenne qui vont secrètement à Caritas et demandent secrètement et ont honte. Les pauvres sont beaucoup plus [nombreux] que les riches; très, beaucoup… Et ce que dit Jésus est vrai: «En fait, vous avez toujours les pauvres avec vous». Mais est-ce que je les vois? Est-ce que je remarque cette réalité? Surtout de la réalité cachée, ceux qui ont honte de dire qu’ils n’arrivent pas à la fin du mois¹².
La volonté de participer à la souffrance de ceux qui ont été touchés par cette pandémie¹³, doit ouvrir notre réflexion sur les frères qui souffrent de nombreuses autres pandémies comme celle de la faim dans le monde¹⁴.
Que cette expérience de pandémie devienne donc l’occasion de redéfinir nos options et de ne pas retomber dans ce qu’on appelle la nostalgie du sépulcre:
Même aujourd’hui, devant la prochaine – on espère que ce sera bientôt – la prochaine fin de cette pandémie, il y a la même option: soit notre pari sera pour la vie, pour la résurrection des peuples ou ce sera pour le dieu de l’argent: retourner au tombeau de la faim, l’esclavage, les guerres, les usines d’armes, les enfants sans éducation… il y a le sépulcre.
Sans aucun doute, celle de la pandémie est une expérience de crise sociale, comme de nombreuses autres périodes de crise: mariages, familles, travail. Comment réagir dans les moments de crise?
Dans mon pays, il y a un dicton qui dit: “Quand tu vas à cheval et que tu dois traverser une rivière, s’il te plaît ne change pas de cheval au milieu de la rivière”. […] C’est le moment de fidélité, de fidélité à Dieu, de fidélité aux choses [décisions] que nous avons prises auparavant. C’est aussi le moment de la conversion, car cette fidélité, oui, nous incitera à changer pour le bien, non à nous éloigner du bien ».
Quel est le rôle du peuple de Dieu, terme plus courant, peut-être pas par hasard, dans ces homélies?

Santa Marta?

Le christianisme n’est pas seulement une éthique, ce n’est pas seulement une élite de personnes choisies pour témoigner de la foi.
Le croyant doit éprouver le sens de l’odorat et éprouver le souvenir d’appartenir au peuple de Dieu. Acquérir une conscience
de personnes:
Quand cela fait défaut, il y a des dogmatismes, des moralismes, des éthiques, des mouvements élitistes. Les gens ont disparu.
Une des images qui restera la plus marquée dans ce cycle d’homélies est celle de l’Église en tant que fleuve dans lequel tous les différents courants ont le droit d’être présents.
Nous pensons qu’il s’agit d’une affirmation faite en réponse à tous ceux qui prétendent revendiquer les limites du schisme ou se plaignent de l’impossibilité de cohabitation d’âmes différentes, traditionalistes ou progressistes.
Ici François continue de rappeler que le travail de division, de fragmentation entre les partis (je suis Paul, je suis Apollon …) se présente comme une vraie maladie pour l’Église.
L’église est comme une rivière, tu sais? Certains sont plus de ce côté, certains de l’autre côté, mais l’important est que tout le monde soit à l’intérieur de la rivière “. Telle est l’unité de l’Église. Personne à l’extérieur, tout le monde à l’intérieur. Ensuite, avec les particularités: cela ne divise pas, ce n’est pas de l’idéologie, c’est légitime. Mais pourquoi l’Église a-t-elle cette largeur de fleuve? C’est parce que le Seigneur le veut ainsi ».
Nous clôturons cette série de citations par l’homélie significative du 18 mars dans laquelle François nous rappelle que
Notre Dieu est le Dieu de la proximité, c’est un Dieu qui marche avec son peuple. […] L’homme rejette la proximité de Dieu, il veut être le maître des relations et la proximité apporte toujours une certaine faiblesse. [ …] Le «Dieu proche» devient faible, et plus il se rapproche, plus il semble faible […]
Notre Dieu est proche et nous demande d’être proches les uns des autres, de ne pas s’éloigner les uns des autres. Et dans ce moment de crise dû à la pandémie que nous vivons, cette proximité nous demande de le montrer davantage, de le montrer davantage. Nous ne pouvons peut-être pas nous approcher physiquement par crainte de contagion, mais nous pouvons éveiller en nous une attitude de proximité entre nous: avec la prière, avec de l’aide, de nombreuses voies de proximité. Et pourquoi devons-nous être proches les uns des autres? Parce que notre Dieu est proche, il a voulu nous accompagner dans la vie. Il est le Dieu de la proximité. Pour cette raison, nous ne sommes pas des personnes isolées: nous sommes proches, car l’héritage que nous avons reçu du Seigneur est la proximité, c’est-à-dire le geste de proximité ».
Quelques mois après le début de la pandémie, relire les paroles de François est une occasion précieuse de donner un sens aux événements et d’encourager chacun à construire un monde meilleur.
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1 Vatican News, La proximité du Pape: La messe de Santa Marta en direct tous les jours, à https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2020-03/coronavirus-papa-francesco-messa-santa-marta -every-day.html
2 Voir FRANCIS, La foi doit être transmise, elle doit être offerte, notamment avec témoignage, 25 avril 2020, sur http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200425_testimoniare -lafede-conlavita.html
3 ID., Sans témoignage ni prière, il n’est pas possible de faire de la prédication apostolique, 30 avril 2020, à http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200430_testimonianza-e- prière.html
4 Voir ID., Le concret et la simplicité des petits, 29 avril 2020, sur http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200429_laconcretezza-dellaverita.html
5 Voir ID., Persevere in the service, 7 avril 2020, sur http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200407_perseverare-nelservizio.html
6 Voir ID., Les trois dimensions de la vie chrétienne: élection, promesse, alliance, 2 avril 2020, sur http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco- cotidie_20200402_letre-dimensions-de-vie.html
7 ID., Confiance en la miséricorde de Dieu, 30 mars 2020, sur http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200330_pregare-peril-perdono.html
8 Voir ID., The little daily lynching of bavardage, 28 avril 2020, sur http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200428_laverita-dellatestimonianza.html
9 Voir ID., The courage to be silent, 27 mars 2020, sur http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200327_ilcoraggio-ditacere.html
10 ID., Judas, où es-tu?, 8 avril 2020, sur http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200408_tra-lealta-e-interesse.html
11 Voir ID., Le travail est la vocation de l’homme, 1er mai 2020, sur http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200501_illavoro-primavocazione- de man.html
12 ID., À la recherche de Jésus dans les pauvres, 6 avril 2020, sur http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200406_la-poverta-nascosta.html
13 Voir ID., Dimanche des larmes, 29 mars 2020, sur http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200329_lagrazia-dipiangere.html
14 Voir ID., Jour de la fraternité, jour de pénitence et de prière, 14 mai 2020, sur http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200514_giornodi-fratellanza – pénitence-prière.html
15 ID., Choisissez l’annonce pour ne pas tomber dans nos tombes, 13 avril 2020, sur http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200413_annunciare-cristo- vivoerisorto.html
16 ID., Apprendre à vivre dans les moments de crise, 2 mai 2020, sur http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200502_lecrisi-occasioni-diconversione.html
17 ID., Être chrétien, c’est appartenir au peuple de Dieu, 7 mai 2020, sur http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200507_consapevoli-diessere-popolodidio. html
18 ID., Nous avons tous un berger: Jésus, 4 mai 2020, sur http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200504_cristo-unicopastore.html
19 ID., Notre Dieu est proche et nous demande d’être proches les uns des autres, 18 mars 2020, sur http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa -francesco-cotidie_20200318_pergli-operatorisanitari.html