Da un approccio egologico ad un approccio ecologico. Un corso per approfondire la proposta dell’ecologia integrale.
di Alessandro Manfridi
Sabato 25 marzo si è concluso il percorso interdisciplinare di ecologia integrale dal titolo «Custodi del giardino»[1], organizzato dalla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione «Auxilium» e dal Circolo Laudato Si’ della Facoltà, che ha voluto concretizzare con questa proposta l’invito partito dalla Lettera Enciclica di papa Francesco.
L’impostazione è stata quella di ascoltare realtà virtuose presenti sul territorio ed ascoltare le indicazioni scientifiche di chi lavora da decenni su questi temi.
Gli incontri sono stati moderati dalla dott.ssa Anna Moccia, giornalista e founder della Rivista e Associazione «Terra e Missione», e introdotti dalla prof.ssa Linda Pocher, docente di Teologia dogmatica presso la Facoltà.
Temi dei tre incontri: «In ascolto degli alberi»[2], «Il mare, nostra risorsa»[3], «Comunità energetiche e futuro»[4].
Gli esempi virtuosi presenti sul territorio sono stati esposti dalle testimonianze di Francesco Auciello, presidente dell’Associazione “Il mio amico albero”, che ha illustrato quanto sia importante non solo mettere a dimora una serie di alberi attraverso un progetto di riforestazione del quartiere gestito dai volontari, ma anche come sia necessario prendersene cura mediante l’irrigazione, per permetterne la crescita e la sopravvivenza nei confronti dei fenomeni inarrestabili dell’innalzamento delle temperature dovuti ai cambiamenti climatici.
Mauro Pandimiglio, navigatore e pedagogista, Direttore della scuola di vela inclusiva Maldimare, ha testimoniato quella “Pedagogia del mare” che rende protagonisti ragazzi con varie disabilità, perché, fin dalla gestazione, noi siamo in simbiosi con l’acqua.
Giuseppe Morelli, animatore Laudato Si’ del Circolo Laudato Si’ nelle Selve di Roma, e Milvo Angelo Ferrara, changemaker, Progettazione d’Economia Circolare e Innovazione dirompente, hanno presentato la realtà della comunità energetica nel quartiere Ponderano.
Tra i contributi scientifici la Dott.ssa Gabriella Chiellino, CDA Università Iuav di Venezia, Co-Founder e Chief Executive Officer IMQ eAmbiente, ha illustrato cos’è una comunità energetica e come si costituisce, invitando i presenti a considerare come il tema ambientale, quello sociale e quello economico sono le tre gambe su cui si regge lo sgabello della transizione.
Marco Marcelli, docente di oceanografia biologica e applicata presso l’Università degli Studi della Tuscia; Fondatore e responsabile del Laboratorio di Oceanologia Sperimentale ed Ecologia Marina (LOSEM) ha spiegato le caratteristiche e problematiche del litorale del Lazio.
Francesco Ferrini, docente di arboricoltura generale dell’Università degli Studi di Firenze ha svolto il suo intervento sul tema “Piantare alberi per salvare la Terra”.
“DA UN APPROCCIO EGOLOGICO AD UN APPROCCIO ECOLOGICO” (frase tratta da “Un pianeta da salvare” di Barbieri, 1975). La situazione del verde urbano è in miglioramento ma dagli anni 70-90 la cementificazione e la impermeabilizzazione è arrivata a 8 m2 al secondo, interrompendo il ciclo dello scambio gassoso e liquido tra gli elementi. Adesso siamo a due metri al secondo.
La crescita non è sostenibile. L’evoluzione degli alberi è di 400 milioni di anni, questi hanno la possibilità di riprodursi come non ce l’ha l’uomo che esiste da centinaia di migliaia di anni. Un albero di medie dimensione intercetta circa 3000 litri di acqua all’anno che vengono utilizzati dall’albero e immessi nell’atmosfera. Essi contribuiscono alla riduzione delle piogge torrenziali con le alluvioni improvvise.
Il Next Generation You della UE ha dichiarato che entro il 2030 l’Europa dovrebbe piantare 3 miliardi di alberi, la quota dell’Italia è 200 milioni, di questi alberi in Europa ne sono stati piantati un po’ meno di 7 milioni in due anni. È necessario studiare dove, come, cosa e perché piantare.
Gli errori fatti nel passato: siamo il paese con più foreste in Europa ed abbiamo dismesso i vivai forestali. Abbiamo circa 5 milioni e mezzo di piante in vivaio, di cui 4 milioni e 200mila piante autoctone certificate. Avremmo bisogno di 10 volte tanto.
Antonio Brunori, dottore forestale e giornalista, segretario generale PEFC Italia, direttore responsabile i “Eco dalle foreste” ha svolto una relazione sul tema “Come gli alberi ci fanno vivere meglio in città”.
Il PEFC, “Programme for Endorsement of Forest Certification schemes”[5] si occupa di gestire le foreste per dare legno, protezione, difesa, servizi ecosistemici, salute all’uomo. È uno schema di certificazione che dice come sono “tutelanti” le foreste con questa certificazione.
Bisogna tutelare le foreste esistenti e anche piantare alberi. Il problema è che nel mondo perdiamo ogni anno 5 milioni di ettari di foreste.
Un centimetro di suolo fertile ci vogliono 250 anni perché si formi, quando noi impermeabilizziamo 6 m2 al secondo stiamo distruggendo la vita. La popolazione al mondo aumenta e le foreste diminuiscono. In Italia siamo in controtendenza. Le nostre foreste sono triplicate dal 1915. Ma questo non per una politica di forestazione attiva ma per l’esodo in città della popolazione delle campagne e l’aumento delle foreste di montagna parallelo al disboscamento delle foreste della pianura. Abbandonando le nostre foreste senza cura e manutenzione arrivano gli incendi, arrivano le frane, arrivano le tempeste effetto dell’innalzamento delle temperature del clima.
La deforestazione dipende per la maggior parte dai nostri stili di vita, dalle nostre abitudini alimentari nel Nord del Mondo. Il 21% delle emissioni di CO2 deriva dalla coltivazione in Brasile, in Indonesia e in Africa di soia, olio di palma e zootecnia. L’Italia è l’ottavo paese al mondo che con i propri acquisti incrementa la deforestazione, si parla di “deforestazione incorporata nel cibo”. Dobbiamo mangiare meno carne e consumare più carne prodotta nel nostro territorio.
La biofilia dipende dal fatto che l’uomo in trecentomila anni di evoluzione è sempre vissuto all’interno della natura, solo negli ultimi 4mila anni ci siamo separati dalla natura. L’etimologia di “foresta” richiama ciò che “sta fuori” (stessa di “forestiero”). Abbiamo cominciato a chiuderci e abbiamo evoluto una modalità che ci fa stare il 92% del nostro tempo fuori della natura. Questo crea dei “deficit di natura”. Secondo gli studi USA i bambini hanno dei cali di concentrazione perché non stanno a contatto con la natura.
Viene monitorato e registrato come i parametri biologici e il sistema immunitario sono fortificati dalla sosta di 12 ore in una foresta.
L’uomo deve essere grato agli alberi per la vita che vince sempre. In Italia Brunori dona queste piante insieme ad un’associazione che si chiama “Mondo senza guerre e senza violenze” alle scuole e agli altri vari enti sensibili a questi temi.
Maria Teresa Abignente, medico, coordinatrice Gruppo Nain (Fraternità Romena), ha condiviso la testimonianza di quel che il gruppo fa nel parco delle foreste casentinesi con i percorsi per genitori che hanno perso i figli con il “giardino della resurrezione” e i mandorli piantati da questi genitori.
Alcune considerazioni.
Il primo incontro è stato realizzato la mattina del 5 novembre 2022 e Teresa Moccia ricordava che il pomeriggio in piazza San Giovanni in Laterano ci sarebbe stata la manifestazione nazionale apartitica per chiedere negoziati di pace in Ucraina[6]. Nell’ultimo incontro il 25 marzo Milvo Angelo Ferrara ha condiviso come l’ultima notizia dell’annunciato utilizzo di armi all’uranio impoverito di fabbricazione britannica fornite all’esercito di Kiev sia una pazzia e un “suicidio” per le popolazioni, perché dove vengono usate queste armi il suolo diventa radioattivo e qualsiasi coltivazione prodotta in loco porta i consumatori ad esporsi alla leucemia. La logica delle armi e della guerra diventa elemento distruttivo della vita umana e di quella della nostra “casa comune” per la difesa della quale l’appello della Laudato si’ è chiaro e forte.
Insieme con i saluti di Piera Ruffinatto, Preside della Facoltà, di Giuseppe Milano, ingegnere edile-architetto e giornalista ambientale, segretario generale Greenaccord Onlus e del Cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, vogliamo riportarvi quelli di Mons. Gianrico Ruzza, vescovo Civitavecchia-Tarquinia, Porto e Santa Rufina, promotore dell’Apostolato del Mare nella CEI, facendo parte della Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace. I 124 km di costa nel territorio diocesano sono 124 km di umanità, di lavoro, di fatica, di bellezza, di potenza e di amore per il mare che ci fa pensare all’infinito. Ma quanta non curanza c’è nei confronti del nostro mare? Il mare è offeso da molteplici forme di inquinamento, il lavoro della pesca è in grande sofferenza, il mare stesso sta tristemente diventando un cimitero per migliaia di migranti che cercano di sbarcare sulle nostre coste. Il mare da sempre è stato un luogo di incontro di Civiltà e l’uomo deve riscoprire la sua vocazione a vivere in armonia col suo mare.
Il tema dell’accoglienza e integrazione dei migranti è stato presentato dalle testimonianze di Angela Caponnetto, giornalista di Rai News 24 e di Maria Rosa Venturelli, missionaria comboniana e vicepresidente Associazione Comboniana Servizio Emigranti e Profughi. Molto toccante la testimonianza di uno di loro, Abdoul Kone.
Il teologo Pietro Lorenzo Maggioni, membro fondatore di Rete Ambiente Lombardia, sostiene che sia necessario costruire comunità energetiche non solo per bisogno, per necessità, ma come grande opportunità per la Chiesa per proporre visione di comunità.
Sono necessarie tre cose per Maggioni: mettere insieme le prospettive (nella Laudato si’ Francesco ci dà l’esempio citando Bartolomeo e i Concili Ecumenici protestanti); mettere insieme i territori; mettere insieme le generazioni (i giovani ambientalisti di oggi e gli ecologisti storici).
Il percorso è stato ricco di spunti e di prospettive, una proposta significativa per prendere coscienza, diffondere i temi, proporre soluzioni concrete, farsi attenti e sensibili a quel grido che viene dal creato ferito dagli egoismi distruttivi che l’uomo sta producendo, con una economia individualista e cieca ai bisogni dell’uomo e della natura.
Suor Linda nella sua ultima presentazione ci ha invitato a guardare alla “energia” che viene dal fuoco dello Spirito, che brucia senza consumare e deve essere ascoltato da ciascuno per riconsegnare l’umanità e tutto il Creato a quella vocazione dipinta fin dalla prima pagina del libro della Genesi e accolta dal Poverello di Assisi con la sua vicenda e da papa Francesco con il suo magistero.
[1] percorso-interdisciplinare-ecologia-integrale-programma.pdf (pfse-auxilium.org)
[2] In ascolto degli alberi – YouTube
[3] Il mare, nostra risorsa – YouTube
[4] Comunità energetiche e futuro – YouTube
[6] https://www.vinonuovo.it/attualita/societa/molte-prospettive-per-un-unico-sguardo-di-pace/