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Giubileo “centrifugo”: quale sviluppo dei popoli?

Rileggendo la “Populorum progressio”, alla luce dell’Agenda ONU 2030, è doveroso chiedersi a che punto sia lo sviluppo dei popoli

16 Luglio 2024

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Teologia

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Il 26 marzo 1967, Pasqua di Risurrezione, Paolo VI pubblica la lettera enciclica “Populorum progressio”.  A quasi 60 anni è ancora attuale rileggere questo scritto, come già avvenuto con la Pacem in terris (qui e qui), alla luce del nostro avvicinamento ad un Giubileo che sia vissuto in maniera “centrifuga”.

Nell’introduzione il Pontefice interpella i “popoli dell’opulenza”, presentando la questione sociale di un giusto sviluppo dei “popoli della fame” che lottano contro la fame, la miseria, l’assenza di assistenza sanitaria, e dei quali si fece “avvocato” presso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (1-3), dopo aver già costituito in Vaticano la commissione pontificia “Giustizia e Pace” (5).

Paolo VI, definendo la Chiesa come “esperta di umanità”, afferma che essa non pretende d’intromettersi nella politica degli Stati, ma solo “scrutare i segni dei tempi e interpretarli alla luce del Vangelo”, per aiutare i popoli a raggiungere la loro piena fioritura (12-13). La visione cristiana dello sviluppo è quella di uno “sviluppo integrale”, volto necessariamente e imprescindibilmente alla “promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo” (14), perché “ogni vita è vocazione” (15) a un “umanesimo nuovo” (20) e “plenario” (42), a uno “sviluppo solidale dell’umanità” (43; 48).  Affinché, però, si costruisca tale “sviluppo integrale” dell’uomo, è necessario promuovere: l’istruzione e l’“avere di più per essere di più” (6; 35), sollecitando uno “sforzo della sua intelligenza e della sua volontà” (15); la destinazione universale dei beni (22, 23), anche a costo di utilizzare l’espropriazione dei beni (24); Il lavoro “umano” intelligente e libero (27-28); la lotta decisa contro la piaga della fame (45-47); la realizzazione di un Fondo mondiale per lo sviluppo (51); la subordinazione della libertà degli scambi all’orizzonte della giustizia sociale (59); la costruzione di un ordine giuridico universalmente riconosciuto (78).

D’altra parte, se non vogliamo limitarci a ricordare solo le opere buone dei colonizzatori (scuole, ospedali, strade, ecc.), non si possono non denunciare le storture del colonialismo, come la monocoltura (7) e il razzismo (63), e del neocolonialismo (52); le scandalose diseguaglianze, sia in termini di beni (in primis alimentari) che di potere (8-9; 21); il rigetto delle tradizioni locali (10); l’avarizia come “forma più evidente del sottosviluppo morale” (19; 41; 49); l’industrializzazione sottoposta alla dittatura del capitalismo liberale e all’imperialismo internazionale del denaro, con profitti, concorrenza e proprietà privata dei mezzi di produzione senza limiti né obblighi sociali (25-26); la legge del libero scambio con condizioni di partenza troppo disparate (58); il nazionalismo autoreferenziale (62). Anche perché, come già è stato sperimentato in passato (34), i pericoli che ne derivano, per l’avvenire pacifico della civiltà mondiale (44; 55; 87), sono quelli di reazioni popolari violente e agitazioni insurrezionali (11), sì da condannare, ma continuando a riconoscere e combattere queste enormi ingiustizie sociali (29ss.).

Possiamo ora chiederci in che modo questa enciclica, il cui appello accorato è ancora drammaticamente attuale, possa illuminarci sulla correlazione, fondamentale, tra la pace e lo sviluppo dei popoli. Prendiamo in considerazione solamente gli obiettivi 1, 2 e 6 presentati nell’ultimo Report 2024 delle Nazioni Unite sull’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

Nel 2022 circa 735 milioni di persone hanno sofferto la fame. Fame globale, misurata dalla prevalenza della denutrizione è rimasta relativamente è ancora molto al di sopra dei livelli pre-pandemia COVID-19, che colpiscono circa il 9,2% della popolazione mondiale nel 2022 rispetto al 7,9% nel 2019. Circa il 29,6% della popolazione mondiale – 2,4 miliardi persone – soffrivano di insicurezza alimentare moderata o grave nel 2022, di cui circa 900 milioni (11,3 per cento delle persone nel mondo) soffrivano di grave insicurezza alimentare. La malnutrizione tra i bambini sotto i 5 anni rimane una preoccupazione significativa, comportando rischi maggiori per la loro crescita e il loro sviluppo. A livello globale nel 2022, si stima che lo fossero il 22,3% dei bambini sotto i 5 anni, ovvero 148 milioni colpiti da arresto della crescita (troppo bassi per la loro età), in calo rispetto al 24,6%. nel 2015. Sulla base delle tendenze attuali, 1 su 5 (19,5%) dei bambini sotto l’età di 5 anni sarà colpita dall’arresto della crescita nel 2030.

Nel 2022, quasi il 60% dei paesi di tutto il mondo si è trovato ad affrontare condizioni di prezzi alimentari anormalmente elevati a causa degli effetti di propagazione dei conflitti, come ad esempio gravi interruzioni della logistica e delle catene di approvvigionamento alimentare dopo lo scoppio della guerra in Ucraina che ha comportato un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari ed energetici. La guerra ha esercitato una forte pressione al rialzo anche sui prezzi dei fertilizzanti, aggiungendo incertezza alle decisioni degli agricoltori in materia di semina.

Nonostante alcuni miglioramenti, i progressi nel campo dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari rimangono insufficienti. Al ritmo attuale, nel 2030, 2 miliardi di persone vivranno ancora senza acqua potabile gestita in modo sicuro, 3 miliardi senza servizi igienico-sanitari gestiti in modo sicuro e 1,4 miliardi senza servizi igienici di base. Nel 2022, circa la metà della popolazione mondiale ha sperimentato una grave scarsità d’acqua per almeno una parte dell’anno. Un quarto ha dovuto affrontare livelli “estremamente elevati” di stress idrico. Il cambiamento climatico peggiora questi problemi, comportando rischi significativi per la stabilità sociale. Sebbene 153 Stati membri condividano le acque transfrontaliere, solo una regione è sulla buona strada per coprire tutti i fiumi, i laghi e le falde acquifere transfrontaliere con accordi di cooperazione entro il 2030.

La gestione sostenibile delle risorse idriche è alla base della prosperità e della pace per tutti. Richiede maggiori finanziamenti, un processo decisionale più basato sui dati, sviluppo della forza lavoro qualificata, tecnologia innovativa, compresa l’intelligenza artificiale (AI), e una solida collaborazione intersettoriale. Il degrado della qualità dell’acqua dal 2017 è una tendenza preoccupante basata sui dati provenienti da paesi con ampi programmi di monitoraggio. Questa tendenza potrebbe essere globale, dati i tassi di trattamento delle acque reflue più bassi in molti paesi a basso reddito, ma la conferma insufficiente dei dati limite. La mancanza di dati oscura i primi segnali di allarme, ostacola gli sforzi di ripristino e mette a repentaglio i servizi eco-sistemici di acqua dolce.

Dopo l’assistenza tecnica e il lavoro svolto dalle agenzie specializzate nei primi anni della fondazione delle Nazioni Unite, si pose problema dello sviluppo. Man mano che sempre più Stati membri, a livello internazionale, aderirono alle Nazioni Unite, espressero nuovi interessi e preoccupazioni sulla questione dello sviluppo che sono state successivamente considerati nel quadro delle Nazioni Unite. Ricordiamo che nel 1958, l’Assemblea Generale istituì un Fondo Speciale in virtù della risoluzione A/RES/1219 (XII), precedente al Fondo di Sviluppo delle Nazioni Unite. La risoluzione afferma parzialmente:

L’Assemblea Generale, in conformità con la determinazione delle Nazioni Unite, espressa nella Carta, di promuovere il progresso sociale e l’innalzamento del tenore di vita all’interno di un concetto più ampio di libertà e, a tal fine, utilizzare le istituzioni per promuovere la progresso economico e sociale di tutti i popoli… [decide di istituire un] Fondo speciale separato con il quale verrà fornita assistenza sistematica e duratura in aree fondamentali per lo sviluppo tecnico, economico e sociale integrato dei paesi meno sviluppati“.

Per questo chiudiamo con il rimando alla voce “Sottosviluppo” dell’Enciclopedia Treccani che presenta interessanti riflessioni. Rispetto agli stadi della caccia e pesca, della pastorizia e agricoltura, e dell’economia fondata sul lavoro degli schiavi, nell’epoca moderna distinguiamo tre stadi ulteriori: agricoltura feudale, capitalismo mercantile e capitalismo industriale. Il “sottosviluppo” di cui soffrono buona parte delle nazioni dei continenti africano, asiatico e sudamericano è dovuto, storicamente, al loro passato coloniale – oggi trasformatosi in quel “neocolonialismo” delle multinazionali già denunciato da Paolo VI. Riuscirà il Giubileo, alla luce delle motivazioni bibliche della sua istituzione, ad essere una preziosa “vetrina” per dar voce a questi “popoli della fame” – ai “poveri” tanto cari a Papa Francesco – e a convincere – soprattutto noi “popoli dell’opulenza” – ad agire per la risoluzione degli insensati conflitti armati che sono tra le prime cause di negazione del giusto sviluppo dei popoli?

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